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BEN IS BACK

di Peter Hedges

(Ben is Back) REGIA: Peter Hedges. SCENEGGIATURA: Peter Hedges. INTERPRETI: Julia Roberts, Lucas Hedges, Courtney B. Vance, Kathryn Newton, Tim Guinee, Marquise Vilson, Mia Fowler. FOTOGRAFIA: Stuart Dryburgh (Formato: Cinemascope/Colore).  MUSICA: Dickon Hinchliffe. PRODUZIONE: Black Bear Pictures, 30west, Color Force. DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures. GENERE: Drammatico. ORIGINE: USA. ANNO: 2018.  DURATA: 98’.

Scrittura drammatica incisiva, regia asciutta e interpretazioni perfette: Ben is Back, il film diretto da Peter Hedges è il riuscito, intelligente esito di un lavoro corale il cui centro nevralgico della storia è il legame inscalfibile e complice tra madre e figlio. Il diciannovenne Ben Burns, dopo 77 giorni in una comunità di recupero per tossicodipendenti, torna a casa per festeggiare il Natale. Ad aspettarlo, con gioia e molta ansia, la madre Holly, la sorella Ivy il suo amato e fedele cagnolino e il patrigno Neal, da cui Holly ha avuto altri due figli. Le 24 ore di convivenza, prima di ritornare a curarsi, scorrono con serenità fino a quando le fragilità di Ben e, soprattutto, le persone sbandate che frequentava in precedenza, lo porteranno ad affrontare situazioni difficili e molto pericolose. Regista e sceneggiatore di successo, Peter Hedges ha da sempre una predilezione per i racconti familiari in cui spiccano personalità fuori dal coro, bollate come diverse e instabili, tenute a margine della società e rifiutate dal senso comune delle apparenze. Se in “Buon compleanno Mr. Grape” (1993, scritto come sceneggiatore per Lasse Hallström) esplora il rapporto tra fratelli e nel suo primo film da lui diretto, “Schegge di April” (2003), le difficoltà relazionali tra consanguinei, in Ben is Backmostra con un sincero, toccante e spietato punto d’osservazione l’affetto incondizionato di una madre di fronte alle scomode verità di un figlio schiavo delle dipendenze le cui azioni ricadono, senza sconti, su tutte le persone a lui vicino.

* La profondità con cui Hedges si immerge in un racconto così disturbante e malinconico è non solo il frutto di un attento studio, ma il doloroso risultato della sua esperienza familiare accanto a persone che hanno vissuto realmente il dramma della dipendenza, tra recuperi sporadici e infinite ricadute. Il risultato è un sapiente miscuglio di sentimenti che non scivola nel patetico ed evita accuratamente di fare di Holly una martire immolata all’amore filiale e di Ben una vittima innocente di se stesso. La scelta temporale di seguire per 24 ore le azioni dei due protagonisti amplifica la sensazione, negli spettatori, di un dolore incontenibile che, dopo anni di silenzio, è capace di esplodere poco a poco, tra i canti felici del coro di una Chiesa o nel semplice acquisto dei regali natalizi, eventi ordinari che pesano come macigni in anime irrisolte e ammaccate. Gli occhi della Roberts, strepitosa nel ruolo di questa madre che combatte con tutta se stessa per salvare il proprio figlio, parlano. Il suo sguardo ci tiene sempre sul filo del rasoio. E ci dimostra costantemente cosa significhi amare incondizionatamente il proprio figlio. Ma anche Lucas Hedges, figlio del regista Peter, non è da meno nell’interpretare questo giovane combattuto, in perenne lotta con se stesso e che vive una continua battaglia tra passato e futuro.

 

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