GREEN BOOK
di Peter Farrelly
(Green Book) REGIA: Peter Farrelly. SCENEGGIATURA: Nick Vallelonga, Brian Hayes Currie, Peter Farrelly. INTERPRETI: Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco, P.J. Byrne, Don Stark, Brian Stepanek, Daniel Greene, Iqbal Theba, Martin Bats Bradford. FOTOGRAFIA: Sean Porter (Formato: Panoramico/Colore). MUSICA: Kris Bowers. PRODUZIONE: Dreamworks Pictures, Participant Media. DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures. GENERE: Commedia. ORIGINE: USA. ANNO: 2019. DURATA: 130’.
Quanto può essere labile il confine tra razzismo e accettazione? Quanto sottile è la differenza tra l’accettare le persone che hanno un colore della pelle diverso dal nostro e il riconoscergli i nostri stessi diritti? Quante sfaccettature ha il razzismo? È quel che scoprono Tony Vallelonga, detto Tony Lip, buttafuori italo americano, e Don Shirley, pianista afroamericano, che in Green Booksi trovano a dover affrontare insieme un viaggio che li porterà nel più profondo sud degli Stati Uniti, muniti di una copia del “The Negro Motorist Green Book”, appunto il Green Book del titolo che indica gli alberghi che possono ospitare le persone di colore negli stati del sud. L’anno è il 1962: il riconoscimento dei diritti civili alle persone di colore non è ancora una realtà negli USA, l’uguaglianza è solo una favola, e gli stati più meridionali ne sono la piena e lampante dimostrazione. Green Bookracconta la vera storia di quella che all’apparenza potrebbe essere la coppia peggio assortita che si possa immaginare: Donald Shirley, eccellente pianista, distaccato, acculturato, raffinato, e Tony Lip, buttafuori un po’ rozzo, sempre con la sigaretta al lato della bocca ed oriundo italiano (“quasi un negro quindi”, come dice un poliziotto nel film). Entrambi hanno perplessità nei confronti dell’altro e il regista Peter Farrelly ci mostra fin da subito le differenze tra i loro modi di pensare, di vivere, tra i loro due mondi così diversi che, però, coesistono all’interno di una stessa realtà e si trovano a contaminarsi a vicenda. A mano a mano che i due si addentrano nel profondo sud, si ritrovano a contatto con la triste realtà di una società che finge di accettare le persone afroamericane, che le invita alle feste per fregiarsi della presenza di un musicista tanto famoso, che le ritiene degne di onorare gli ospiti con le loro esibizioni, ma che gli nega il semplice diritto di vivere, mangiare, andare in bagno insieme a tutti i ‘bianchi’. Green Bookè uno di quei film che ognuno si merita di guardare almeno una volta: la trama, scontata ma non banale, scivola in un equilibrio perfetto tra tutte le sue componenti, dalla più comica alla più drammatica, gli attori si muovono a loro agio sullo schermo e si mostrano credibili e carismatici, e per due ore lo spettatore può godere uno spettacolo davvero piacevole che lascia dentro molto più di quanto non si creda e non ci si aspetti da una commedia. Peter Farrelly ci racconta una storia bella e ben fatta, il cui valore è accresciuto senza dubbio dal suo non essere una mera invenzione ma un fatto reale, una vicenda e un’amicizia che hanno realmente segnato la pelle di due persone e che si è riproposta in chissà quante altre situazioni e con quanti altri soggetti. Le azioni di Don e Tony, per piccole che siano, sono fili che si intrecciano a una storia più grande, che parla dell’importanza del comportamento di ognuno di noi per apportare un cambiamento nel mondo. Green Bookè uno di quei film che ti lasciano il sorriso e una certezza: “Ci vuole coraggio per cambiare l’animo delle persone”. E chissà che questo film, nel suo piccolo, un pochino, non contribuisca a farlo.
* Potrebbe sembrare solo un altro film sulla discriminazione della comunità afroamericana e in effetti è quello il suo tema principale: eppure la sceneggiatura ci racconta la storia in un modo tutto suo, non assumendo mai i toni drammatici e pedanti di chi vuole impartire una lezione; è, piuttosto, una narrazione che coinvolge lo spettatore, lo fa immedesimare nei due protagonisti, lo fa indignare per le ingiustizie che devono subire, lo fa ridere e lo fa riflettere senza imporsi; la morale del film è intrisa in ogni suo aspetto, in ogni parola, in ogni scena, senza il bisogno che una voce fuori campo venga a spiegarla a chi guarda. E ci si rende conto che mentre scorrono i titoli di coda, tra una battuta e una risata, Green Bookci ha restituito qualcosa di più di due ore di svago: ci ha regalato un insegnamento e una piccola fetta di umanità e fiducia nell’uomo.