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Analisi delle sequenze

di Marco vanelli

 

Prima parte

1) Arrivo a Gerusalemme di un gruppo di pellegrini ebrei e arrivo della congregazione romana (non esiste un richiamo negli Atti). Un gruppo di pellegrini scende verso Gerusalemme cantando le lodi della città santa. Nello spirito, anche se non nella lettera, i loro canti corrispondono al gruppo dei Salmi di salita a Gerusalemme, o “canti delle ascensioni” (cfr. Sal 120-134), recitati nei pellegrinaggi a Gerusalemme in occasione delle grandi feste religiose, quali Pentecoste (v. anche sequenza 6). Subito dopo vediamo passare un gruppo di soldati romani che accompagnano una persona importante in visita.

Dalla prima sequenza si coglie subito il contesto storico degli Atti: Gerusalemme è il centro da cui si propagherà nel mondo la nuova corrente di idee che metterà in crisi sia la tradizione ebraica (i pellegrini), sia il potere e la cultura di Roma (il militare).

 

2) Incontro tra il romano e il capo della guarnigione (non esiste un richiamo negli Atti). I soldati sono costretti a coprire le insegne per entrare in città: questa è una grande differenza rispetto alle altre province dell’impero dove i romani sono bene accetti. Nell’incontro tra i due viene subito messa in evidenza l’eccezionalità della situazione che si vive a Gerusalemme dove si sta attenti a non provocare la suscettibilità degli ebrei. Al nuovo venuto viene affiancato lo schiavo-scriba di origine greca Aristarco. Il personaggio ha la funzione di riassumere i fatti già avvenuti che riguardano Gesù e gli Apostoli e di spiegare allo spettatore le particolarità di quel popolo.

 

3) Dialogo tra il romano e Aristarco (non esiste un richiamo negli Atti). Questa e la sequenza che segue, servono a presentare gli ebrei dal punto di vista greco-romano e il contesto sociale e umano in cui si svolgeranno i fatti. Gli ebrei sono un popolo orgoglioso e monoteista: tutto per loro ruota intorno al tempio, segno del patto stipulato con Dio.

 

4a) Passeggiata illustrativa per Gerusalemme (non esiste un richiamo negli Atti). Degli ebrei vengono messi in evidenza: la dedizione al lavoro; il legalismo religioso; la tendenza teocratica; la mancanza di schiavi e la legislazione relativa; il rapporto conflittuale con Dio che prevede una punizione per la disobbedienza; la misantropia; la divisione in sette e gruppi in contrasto fra loro. Tra questi ultimi sono annoverati anche i cristiani, i più strani di tutti. Viene fatto il racconto dei fatti risalenti a cinquanta giorni prima, a proposito della morte del loro capo, crocifisso dai romani per volontà degli ebrei. I due si fermano davanti alla casa dei cristiani.

Durante questa esposizione, che sottolinea i presupposti culturali pagani dove poi si svilupperà la Chiesa (presupposti in cui la realtà ebraica è vista solo in termini negativi o incomprensibili) le immagini ci mostrano in dettaglio molti tipi di artigiani all’opera, assorti nel lavoro e indifferenti ai discorsi dei due. È un tipico procedimento rosselliniano: mentre la parola espone l’idea, il gesto la incarna nel contesto storico.

La sequenza è forse la più linguisticamente complessa di tutto il film, in quanto racchiude in sé un’altra, la 5, a indicare la contemporaneità fra le due. Per il resto il film avrà un andamento piano e lineare, conforme alle premesse teoriche del Rossellini televisivo.

 

5) Paura dei discepoli; sostituzione di Giuda (cfr. Atti 1,15-26). Siamo all’interno della casa di Marco. C’è paura perché gli stranieri da fuori osservano i discepoli alla porta. Pietro è riunito con gli altri e, parlando, rievoca le parole di Gesù dette loro prima dell’ascensione (cfr. Atti 1,4-8). Si aspetta il dono dello Spirito, che darà loro unità, forza, sapienza e coraggio. È necessario sostituire Giuda ormai morto. La scelta viene fatta tirando a sorte tra Mattia e Giuseppe, chiamato Barnaba (nel testo Barsabba, cfr. Atti 2,23). Dopo l’elezione di Mattia, tutti pregano con le parole del Benedictus (cfr. Lc 1,68-79).

 

4b) Fine della passeggiata (non esiste un richiamo negli Atti). Si accenna al significato della festa di Pentecoste.

 

6) Pentecoste, pellegrini e maghi; la discesa dello Spirito (cfr. Atti 2,1-6; 14-40). I pellegrini della prima sequenza li vediamo attraversare la strada pregando con le parole di Isaia (cfr. Is 62,1ss). Ma nella festa generale ci sono anche maghi e indovini che leggono il futuro ai passanti. In questo clima di preghiera autentica e di mercato, avviene la discesa dello Spirito santo vista da fuori della casa degli Apostoli, avvertita dalla gente come un fenomeno atmosferico non rilevante. Subito dopo escono gli Apostoli. A Rossellini interessa il dato sociale in quanto l’azione degli Apostoli parte da lì, da quell’evento. Cosa e come sia successo dentro la casa non ha importanza.

 

7) Battesimo della folla (cfr. Atti 2,41). Un’intera sequenza per un solo versetto. Ma è un dato sociale: l’adesione di tanta gente sulla base dell’annuncio degli Apostoli. Dà inoltre il modo di giustificare la sequenza successiva. Da notare il dettaglio sulle donne che osservano dall’alto, separate dagli uomini.

 

8) Dialogo notturno tra il romano e Aristarco (non esiste un richiamo negli Atti). Dal dialogo emerge la difficoltà per la cultura romana di capire una città come Gerusalemme, dove una disputa religiosa diventa un fatto importante. Inoltre sottolinea l’impreparazione dei romani di fronte alla portata ideologica del cristianesimo: «Non saranno costoro a cambiare il mondo». È un intero piano sequenza.

 

9) Guarigione dello storpio alla porta del tempio (cfr. Atti 3; 4,1-4). Da notare l’attenzione ai gesti abituali dello storpio con cui si colloca all’entrata del tempio. Il miracolo è presentato nel modo più semplice; ciò che interessa di più è il discorso di Pietro.

 

10) Pietro e Giovanni davanti a Caifa (cfr. Atti 4,5-22). Si comincia a delineare nella figura di Caifa la paura dell’ebraismo ufficiale di fronte alla novità cristiana, accentuata dal ruolo istituzionale che Caifa riveste.

 

11) Dialogo tra Caifa e Anna (non esiste un richiamo negli Atti). Il tema del dialogo, il Messia, è svolto in modo da sottolineare ciò che è ormai chiaro nell’idea del film: il cristianesimo mette in crisi le istituzioni. È un piano sequenza.

 

12) Pietro e Giovanni ritornano alla comunità dopo il carcere (cfr. Atti 4,23). Questa è una sequenza che introduce quella successiva, una delle più importanti dell’intero film. Va notato che inizia con l’attenzione al lavoro delle donne che preparano il pane: non è un dettaglio fugace, ma vengono sottolineate le varie fasi dell’operazione. Proprio quel pane, preparato con la semplicità di un lavoro quotidiano, diventerà, più avanti, Eucaristia. Dissolvenza in nero.

 

13) Eucaristia e preghiera comune (cfr. Atti 4,24-31). Dissolvenza di apertura: il pane è cotto. Viene portato verso la tavola. Gli Apostoli fanno le abluzioni prima di mangiare. Ogni apostolo a tavola, parlando, rievoca le parole di Gesù. Da questo scambio nasce l’ispirazione di celebrare l’Eucaristia. Al passaggio del calice una sola inquadratura giocata con lo zoom segue il comunicarsi di tutti gli Apostoli: è l’unità data dal sacramento. Poi pregano insieme e subito dopo si avverte un leggero boato. Solo questi ultimi due episodi sono presi dagli Atti. Anche la teofania del terremoto è rappresentata in modo tale che lo spettatore che conosce il testo biblico può riconoscervela, altrimenti il dettaglio sonoro essere letto come un semplice fatto atmosferico o una chiusura più intensa della musica. È geniale la parte centrale della cena: in essa troviamo l’ascolto della Parola di Gesù; da qui avviene il passaggio all’Eucaristia che crea unità; infine la preghiera comune che consolida la comunità. Ci sono gli aspetti fondamentali della vita della Chiesa.

 

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