Analisi delle sequenze
di Marco vanelli
Quarta parte
1) Paolo e Barnaba in Pisidia (non esiste un richiamo negli Atti). Durante il viaggio Paolo ha la febbre; Barnaba lo assiste. È un probabile richiamo alle sofferenze di Paolo di cui si parla in 2 Cor 12,7.
2) Incontro col pastore (non esiste un richiamo negli Atti). Sono ormai vicini ad Antiochia di Pisidia. Si trovano in una terra di pagani, ma incontrano un pastore ebreo che li accoglie. I suoi discorsi sono intrisi di fede e cultura ebraica: pane e sale come segno dell’alleanza, il proverbio sulla retta via e quello sulla solitudine del cuore. Dal dialogo veniamo a sapere che Paolo e Barnaba sono stati a Cipro e da lì in Asia (cfr. Atti 13,4-14a). Paolo accenna al nome cambiato, come è successo al suo cuore.
3) Salita ad Antiochia (non esiste un richiamo negli Atti). Paolo va avanti a fatica sorretto da Barnaba.
4) Il discorso ad Antiochia (cfr. Atti 13,14-43). In sinagoga la comunità ebraica di Antiochia recita il Salmo 90. Paolo si presenta come dottore della legge, Barnaba come levita. Viene letto il cantico della vittoria sugli egiziani (cfr. Es 15,1-18), che dà l’opportunità a Paolo di fare il suo annuncio su Cristo.
5) Paolo e Barnaba sono ospitati dal tessitore (non esiste un richiamo negli Atti). Piano sequenza.
6) Al lavoro dal tessitore (non esiste un richiamo negli Atti). Questo personaggio permette di approfondire i temi paolini e al contempo di dire che la novità di questo annuncio lascia un segno anche in quelle comunità che – come in questo caso – lo rifiutano. Il tessitore aspetta un Messia che rivendichi la grandezza di Israele davanti alle nazioni. Paolo risponde che la vittoria del vero Messia è la risurrezione, usando le parole di 1 Cor 15,20-28.
7) Rifiuto della sinagoga (cfr. Atti 13,46-47). Di fronte all’annuncio cristiano gli ebrei di Antiochia reagiscono con il rifiuto di chi – lontano dalla patria – ha paura di perdere l’integrità culturale e di fede. Non convince che Gesù sia il Messia perché è morto da malfattore. Si cita come prova il Salmo 21,22-23, testo ripreso anche da Paolo in Gal 3,13. Il loro rifiuto conferma Paolo nella necessità di estendere l’annuncio ai pagani. È scandalo.
8) Paolo e Barnaba se ne vanno da Antiochia (cfr. Atti 13,51-52). Il tessitore li raggiunge per dar loro le bisacce: evidentemente non ha paura di compromettersi salutandoli, quindi è segno che qualcosa in lui è rimasto. La direzione che prendono Paolo e Barnaba è quella dove vivono i pagani, i nemici, i selvaggi, gli idolatri. È un piano sequenza.
9) Incontro tra Zaccaria e il cristiano di Gerusalemme (non esiste un richiamo negli Atti). È una sequenza di raccordo che consente di riassumere il seguito del viaggio di Paolo facendo un salto temporale. Non si perde l’occasione di ribadire la situazione socio-politica della Palestina. Siamo in una specie di oasi, c’è un pozzo controllato dai soldati romani dove si fermano le carovane in viaggio nel deserto. Gli ebrei si rifiutano di prendere acqua dal pozzo per non avere a che fare coi romani. Tra questi c’è anche un cristiano di Gerusalemme che aspetta una carovana diretta ad Antiochia di Siria. Nella carovana c’è Zaccaria, il membro della comunità di Gerusalemme che avevamo visto nella sequenza 16 della terza parte. Si riconoscono. Zaccaria dà da bere all’altro. Questi gli dice di aver conosciuto Paolo e Barnaba tre anni prima sulla strada di Listra (cfr. Atti 14,8-20a). Paolo era malato. Zaccaria è diretto ad Antiochia perché sa che Paolo là sta tornando. Il suo viaggio apostolico è ormai noto: dopo Antiochia di Pisidia ha toccato Derbe (cfr. Atti 14,20b) e l’occidente dove ha battezzato i pagani. I dubbi che Zaccaria vuol chiarire con Paolo sono gli stessi delle prime comunità: Israele non è più il popolo eletto? La terra promessa non è più quella data ad Abramo?
10) Ritorno di Paolo e Barnaba ad Antiochia (cfr. Atti 14,27-28). Sono accolti da Manaen (cfr. sequenza 21 della terza parte). Sono tre anni che mancano: la figlia di Manaen ha ormai un bambino di quell’età che è stato circonciso e battezzato. Non così per altri convertiti non ebrei: greci, siriani, frigi. Il peso legale della circoncisione non è stato loro imposto, ma c’è il dubbio di aver fatto bene. Paolo risponde con fermezza a questa questione che è fondamentale sia negli Atti, sia nelle lettere, superando gli scrupoli in una prospettiva nuova basata sulla fede in Cristo. Il suo discorso è una collazione da più lettere: Col 2,11-12; Ef 2,11-13; 1 Cor 12,13; Gal 6,5.
11) Celebrazione dell’Eucaristia (cfr. Atti 15,1-2). La risposta di Paolo continua nella celebrazione dell’Eucaristia durante la cena comune: questo è il superamento della legge di Mosè, dell’esclusione dei pagani dalla salvezza, dell’appartenenza al popolo di Dio attraverso un segno nella carne. Le parole con cui si celebra sono quelle da lui riportate in 1 Cor 11,24-25. L’arrivo di Zaccaria spezza l’unità data dall’unica panoramica che segue i cristiani che bevono allo stesso calice (cfr. sequenza 13 della prima parte). La gioia reciproca data dall’incontrarsi dopo tanto tempo è velata dagli scrupoli di Zaccaria, incapace di sedersi alla stessa mensa con i non circoncisi. Paolo conferma che questo muro di divisione è stato abbattuto (cfr. Ef 2,14-16), ma Zaccaria afferma che la legge di Mosè non è stata eliminata da Gesù. Entrambi concordano sulla necessità di rimettere la questione agli anziani di Gerusalemme, in modo da indicare qual è la volontà di Dio e ritrovare l’unità.
12) Pietro e Giovanni preparano le tende (non esiste un richiamo negli Atti). Come di consueto, la discussione pastorale avviene mentre si lavora. Pietro è preoccupato perché Paolo e Barnaba ancora non sono arrivati. Inoltre potrebbe essere sospetto questo incontro sotto le tende fuori Gerusalemme. Sono passati venti anni da quando Gesù era fisicamente con loro: ormai la Chiesa è sparsa per il mondo, molti discepoli sono andati a evangelizzare lontano e ora per la prima volta si incontrano di nuovo. La questione da dibattere è il rispetto della legge di Mosè anche per i non giudei. Pietro sembra aver le idee chiare, ma teme che qualche falso profeta crei discordia e divisione. Il Concilio, comunque, sarà l’occasione di parlare per chiunque, battezzato, abbia qualcosa da dire e non, come preferirebbe Giovanni, solo per gli anziani di Gerusalemme.
13) Giovanni esce da Gerusalemme (non esiste un richiamo negli Atti). Si guarda intorno sospettoso, nel timore di essere seguito. Piano sequenza.
14) Pietro accoglie Filippo (non esiste un richiamo negli Atti). Filippo il diacono (cfr. sequenza 14 della seconda parte) partecipa al concilio venendo da Cesarea dove si è stabilito con la moglie e i quattro figli. Arriva anche Giovanni da Gerusalemme, dove tornerà per mantenere i contatti con gli anziani. Piano sequenza.
15) Giovanni rientra in Gerusalemme (non esiste un richiamo negli Atti). Piano sequenza (cfr. la precedente sequenza 13).
16) Dialogo tra Pietro e Filippo (non esiste un richiamo negli Atti). L’esperienza da diacono di Filippo lo ha portato a contatto non solo con la categoria dei pagani, ma anche con chi umanamente vive in condizioni più degenerate. Anche a loro l’annuncio di salvezza è stato rivolto, ed essi lo hanno accolto. Piano sequenza.
17) Incontro con Paolo (cfr. Atti 15,4-5). Il testo di riferimento sembra essere anche Gal 2,1-10 in cui si accenna a Tito, non circonciso. Nel film si dice che sono passati dieci anni dall’ultimo incontro con Pietro; nella lettera sono quattordici. L’accoglienza delle colonne della Chiesa, Pietro, Giacomo e Giovanni, si concretizza nella cena assieme. I falsi fratelli (cfr. Gal 2,4) o i farisei (cfr. Atti 15,5) diventano nel film quelli che con una scusa evitano di mangiare con i non circoncisi.
18) Chiusura della porta di Gerusalemme (non esiste un richiamo negli Atti). Il gruppetto della sequenza precedente raggiunge Gerusalemme dove risiedono gli anziani più legati alla legge di Mosè. Restano chiusi fuori. Piano sequenza.
19) Prima seduta del Concilio (non esiste un richiamo negli Atti). Questa prima parte permette di chiarire i termini del problema. C’è chi, come Zaccaria, pur riconoscendo la pietà e la fede dei battezzati non ebrei, vorrebbe che fossero anche circoncisi nel rispetto della legge di Mosè, non annullata da Gesù. La circoncisione non è violenza, ma segno nella carne del patto tra Dio e il popolo di Abramo. Paolo, che pure ha ricevuto questo segno e lo rispetta, non è d’accordo e afferma pubblicamente che non è la legge che dà la salvezza, ma solo la fede in Cristo. Questo è un punto nodale della teologia paolina, qui condensato in forma di intervento, prendendo le parole da Gal 3,23-29. Giacomo, fratello del Signore, presiede l’assemblea.
20) Colloquio tra Pietro e Paolo (non esiste un richiamo negli Atti). È notte. Le due grandi figure tra gli Apostoli si confrontano su quanto sta dividendo la comunità. È ciò che Pietro temeva. Paolo è sicuro della sua vocazione di apostolo dei pagani (cfr. Gal 2,9). C’è nostalgia da parte di Pietro della religiosità semplice della Galilea e della maggiore chiarezza al tempo di Gesù. Aneddoto di gusto rabbinico a proposito del maestro di Gamaliele, Hillel: anche la spiritualità farisaica aveva colto quanto dice Gesù (cfr. Mt 22,34-40): ama il prossimo tuo come Dio ti ordina: tutto il resto è commento!
21) Seconda seduta del Concilio (cfr. Atti 15,6-29). Pietro parla e Giacomo conclude decidendo di inviare la lettera alla comunità di Antiochia. L’unità è ristabilita.
22) Paolo si imbarca per la Macedonia (cfr. Atti 16,10). Dopo i fatti di Gerusalemme, Paolo è pronto a partire per un nuovo viaggio. Lo accompagna Sila, chiamato anche Silvano (cfr. 2 Cor 1,19), come è stato deciso dagli Apostoli (cfr. Atti 15,40). A salutarlo c’è Timoteo, il nuovo discepolo che resterà a Efeso (cfr. 1 Tim 1,3). Dal loro dialogo emerge il riassunto delle tappe già toccate da Paolo: la separazione da Barnaba (cfr. Atti 16,36-40); l’incontro con Timoteo a Listra (cfr. Atti 16,1-5); la visione che spinge Paolo a continuare verso la Macedonia (cfr. Atti 16,6-10). È messo in evidenza anche il carattere di Paolo, attratto dal mare, dal viaggio, in un certo senso dall’avventura pastorale che il Signore gli chiede di vivere. L’imbarcarsi segna il distacco definitivo dal mondo orientale, monoteista, per andare incontro alla culla del paganesimo. Sila, scuro di pelle, dai tratti magrebini, si vede solo di profilo e non parla, ma è lo stesso personaggio che vediamo nelle sequenze 10 e 11 della quarta parte nella comunità di Antiochia.