“UN ANNO, UNA NOTTE” Il miracolo e la tragedia di due sopravvissuti del Bataclan
Di Lorenzo Pierazzi
Piccole particelle fluttuano nello spazio simili a piume accarezzate dal vento. Un’immagine soave ma, ben presto, la poesia lascia il passo all’orrore, perché quanto mostrato è l’effetto della presenza nell’aria dei residui della polvere da sparo e dei vapori prodotti dai cadaveri. È il 13 novembre 2015 e al Bataclan di Parigi un commando armato ha aperto il fuoco sui ragazzi accorsi per assistere a un concerto. Al termine della carneficina saranno 130 i corpi senza vita riversi sul pavimento. Ràmon e Cèline, presenti nel locale, sono due fidanzati che in quell’istante vedranno brutalmente chiudersi una parte della loro esistenza e aprirsene una nuova, quella da sopravvissuti. La storia del loro postBataclan è al centro di Un anno, una notte del regista Isaki Lacuesta, uscito nelle nostre sale in occasione del settimo anniversario della strage e ispirato a «testimonianze, descrizioni e ricordi». Una storia che inizia avvolta da una coperta termica dorata, come quelle che indossano i naufraghi, e dalle note del «Lamento della Ninfa» di Claudio Monteverdi dove tutto è diventato «fiamma e gelo». Un anno, una notte è una pellicola intensa, coinvolgente, cucita addosso ai due attori che la interpretano, Nahuel Pérez Biscayart nei panni del ragazzo spagnolo e Noémie Merlant in quelli della giovane francese. Le sensazioni traumatiche che attraversano i loro corpi, il dolore fisico e psicologico che si fa a tratti insopportabile, vengono affrontati dalla coppia in modi apparentemente opposti, diventando presupposto del loro allontanamento. Ràmon reagirà alla tragedia attraversato dall’urgenza di dover assolutamente raccontare l’accaduto, rivivere minuto per minuto quei terribili istanti. La sua ossessiva ricerca di un dettaglio che gli è sfuggito, di un volto che non riesce a ricordare, lo porterà a subire continui attacchi di panico e a poco servirà il supporto di un’abile terapeuta. Cèline vuole invece rimuovere il vissuto, voltare pagina, riprendere a vivere un’esistenza normale, da miracolata, come se quei cadaveri calpestati non fossero mai esistiti. Un anno, una notte diventa così un raccontare il Bataclan senza riuscire a trovare la forza di parlarne, ma anche senza riuscire a rimuoverne l’orrore.
Lacuesta alterna al presente narrativo una serie di flashback che ci mostrano il prima e il durante la tempesta di fuoco. Ci sconvolge affidandosi a una messa in scena asciutta e rigorosa che ci restituisce tutta la subdola potenza di un episodio che segnerà per sempre le vite di Ràmon e Cèline, due ragazzi normalissimi a cui accade ciò che sarebbe potuto accadere a chiunque di noi. Il passaggio centrale della pellicola sono gli interminabili istanti vissuti in fuga dai terroristi, reclusi volontariamente negli scantinati del locale mentre la visione dei cadaveri straziati, le grida di dolore e di disperazione, rappresenteranno per Ràmon e Cèline un’orribile cura Ludovico. D’ora in poi, un bacio dolcissimo, una carezza affettuosa, diventeranno gesti quasi fastidiosi, mentre il tonfo di un oggetto che un bambino getta per terra in un negozio, sarà sempre associato a un segnale di pericolo imminente, al timore di un evento traumatico. Lacuesta ci restituisce appieno l’odore acre che circonda una generazione ferita mortalmente che, di lì a poco, subirà l’ulteriore schiaffo della pandemia. E allora, come riuscire a tornare a vivere? Prendendosi per mano, facendosi attraversare dal dolore di Ràmon e Cèline e provando a sconfiggere l’odio e il terrore.
UN ANNO, UNA NOTTE [Un año, una noche] di Isaki Lacuesta. Con Nahuel Pérez Biscayart, Noémie Merlant, Quim Gutiérrez, Alba Guilera, Natalia de Molina Produzione: Bambù Producciones, Mr. Fields and Friends, Noodles Production, La Termita Films, Canal+; Distribuzione: Academy Two; Spagna, Francia, 2022 Drammatico; Colore
Fonte: Toscana Oggi, edizione del 27/11/2022