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UN PRETE SCOMODO

DISCUTIBILE AMBIGUITÀ’

Origine: Italia (1975) — Genere: Dramma biografico — Prod.: Boxer Italiana Pavia Prod. — Regia: Pino Tosini — Interpr.: Enrico Maria Salerno e attori non professionisti — Sogg. e scengg.: Luciano Lucignani — Fotogr.: Giuseppe Aquari — Musica: Michele Francesio Montaggio: Mario Morra — Durata: 103 — Distribuz.: Agora.

Soggetto : Lorenzo Milani, figlio di ebrea battezzato  per evitare le persecu­zioni razziali fasciste, nel luglio 1943 si presenta ad un sacerdote per ottenere delucidazioni teologiche. Présente per l’occasione alla morte di un giovane sacer­dote, il Milani decide di entrare in seminario e, ordinato sacerdote, diviene cappellano a San Donato (Firenze) nel 1947. Il contatto con una popolazione povera, lo porta a moltiplicare le proprie iniziative per l’istruzione dei fanciulli e lo induce a pronunciarsi con veemenza e replicatamente contro le classi abbienti e i poteri delle stesse alleati.
Viene trasferito nel 1954 a Barbiana, piccolissimo borgo, nel quale fonda una scuola anticonformista nel metodo, aperta 12 ore al giorno per 365 giorni all’anno.
L’edizione del suo libro « Esperienze Pastorali », il diffondersi delle polemiche sollevate dalla sua attività e dalle sue franche dichiarazioni, provoca ulteriori condanne e l’apertura di un processo a Roma che terminerà con una condanna dopo la morte. Questa avviene il 26 giugno 1967, dopo lunga malattia, allietata unicamente dalle visite dei « suoi ragazzi e dall’uscita della « Lettera a una professoressa »

Valutazione pastorale. — Ricavato dagli scritti di Don Milani, il film si basa troppo sul materiale letterario e finisce per essere un monologo sentenzioso che contrasta, per la sua apoditticità, con Il mondo semplice dal quale il singolare sacerdote ha tratto sofferta ispirazione; e che, inoltre, per la sporadicità delle scelte, lascia in ombra molti aspetti della contrastata figura nonché molti lati delle tematiche scottanti annunciate. Per conseguenza, il Don Milani del film appare semplicisticamente e manicheisticamente unilaterale; le sue drastiche affermazioni, risuonano aggressive e polemiche, troppo sicure nelle condanne di posizioni politiche o ecclesiali, troppo superficiali e idealistiche nelle proposte, troppo affrettate nelle ana­lisi e nelle motivazioni. Tali impressioni sulla forma di comunica­zione del film sono aggravate dal fatto che, possedendo il pro­tagonista una indubbia carica di dedizione umana, cristiana e sociale, la tragedia con cui si chiude il suo tormentato cammino, finisce per propiziare un’approvazione globale per una sorta di « ricatto emo­tivo ». Se, infatti, l’impegno apostolico del sacerdote Don Milani è di tutto rispetto e se indubbiamente molte delle sue affermazioni sono ricche di positivi stimoli, non tutti i suoi atteggiamenti e non tutte le sue convinzioni sono obiettivamente accettabili e, soprattutto, sono da condividersi nella misura e nella forma in cui appaiono proposti dalla pellicola. In definitiva, pur trascurando come seconda­ria la modestia tecnica del lavoro, è da ravvisare qualche pericolosità di fondo nella sua stessa impostazione. Discutibile/ambiguità.

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