UN PRETE SCOMODO Epoca Domenico Meccoli
II curriculum professionale non incoraggiava liete speranze sull’attitudine del regista Pino Tosini a fare un film su don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana. Invece. Un prete scomodo (e don Milani fu scomodo sul serio, per la Chiesa e per la Democrazia cristiana) si rivela opera di notevole interesse in quanto riesce a legare l’attenzione dello spettatore ai dati di una complessa esperienza religiosa, sociale e pedagogica.
E ciò nel più semplice dei modi, senza toni apologetici, pianamente narrando fatti ed esperienze. Quasi che Tosini e. con lui, l’autore della sceneggiatura Luciano Lucignani abbiano voluto mettere in pratica le raccomandazioni di concretezza e fedeltà rivolte nel 1952 da don Milani al francese Maurice Cloche per una Vita di Gesù (che non fu poi realizzata).
Nel film troviamo dunque la biografia di don Milani, dal sue ingresso in seminario a Firenze nel 1943 («per conoscere Dio») al momento della morte nel 1967 dopo aver scritto nel testamento ai suoi « cari ragazzi » della scuola di Barbiana: « Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranze che lui non stia attento a queste sottigliezze ». Soprattutto troviamo, desunti dai documenti, dagli scritti, dalle lettere (pubblicate da Mondadori nel 1970), le fasi e i motivi della sua tenace battaglia per riscattare i poveri dalle ingiustizie del sistema.
Il discorso non è esauriente, né sono compiutamente descritti i conflitti d’una coscienza tormentata dal timore di « creare malintesi » (e ce ne furono, specie con le gerarchie ecclesiastiche). Tuttavia ne risulta quanto basta a stimolare la riflessione e il desiderio di un maggiore approfondimento anche alla luce degli eventi successivi. Non è cosa da poco. E gran parte del merito va ad Enrico Maria Salerno, il quale interpreta don Milani con grande misura, senza cedere alle facili tentazioni del carattere puntiglioso e aggressivo del personaggio.
Epoca Domenico Meccoli