“KINDS OF KINDNESS” un disturbante trittico sulla disumanità .
«Kinds of Kindness» di Yorgos Lanthimos può infastidire qualche spettatore, ma merita una visione per l’abilità del regista a creare specchi deformati sul presente, aiutato dalla performance di interpreti come Emma Stone, Willelm Dafoe e Jesse Plemons (premiato a Cannes)
di Marco Vanelli
Qualcuno ricorderà i telefilm della serie Ai confini della realtà (Twilight Zone), storie metafisiche e inquietanti in cui i legami logici e i normali contesti sociali venivano messi in discussione e spesso ribaltati. È con quello spirito che conviene affrontare il nuovo film di Yorgos Lanthimos, prolifico talento cinematografico ormai a rischio di scivolare nella maniera di se stesso, ma comunque mai banale. Rispetto al precedente Povere creature (v. «Toscana Oggi» n. 5/2024), barocchissima parabola di stampo umanistico, nell’attuale trilogia di mediometraggi intitolata Kinds of Kindness (in concorso all’ultimo Festival di Cannes dove ha vinto Jesse Plemons come Miglior attore) viene a mancare del tutto lo sguardo compassionevole sugli ultimi a favore di una visione cinica, fredda e distaccata su dei bizzarri esseri umani con cui si fa fatica a empatizzare.
Il film è composto da tre racconti, accomunati dal paradossale titolo che li vorrebbe modelli di gentilezza: nel primo è quella di un magnate-demiurgo che, in cambio del completo asservimento di un dipendente alle sue bizzose richieste, gli elargisce benessere e preziosi cimeli sportivi; nel secondo è quella di una moglie sopravvissuta a un naufragio il cui marito, poliziotto paranoico, le chiede deliranti prove d’amore; nel terzo è quella di una donna che si auto immola permettendo così alla sorella gemella di venire prescelta come messia da una setta new age. Sintetizzate in questi termini, le vicende non rendono minimamente la loro complessità narrativa che ha un suo gusto surreale venato di humor nero, dove i sogni sono presi in seria considerazione dai protagonisti e mostrati in bianco e nero con perizia da parte del regista. Sorretto di nuovo dallo sceneggiatore Efthymis Filippou con cui aveva collaborato fino a Il sacrificio del cervo sacro (2017), Yorgos Lanthimos fa sfoggio di virtuosismo registico alternando totali d’ambiente a dettagli disturbanti, con lente carrellate in profondità, messa a fuoco cristallina, musica straniante e recitazione innaturale.
A legare i tre episodi, oltre alla presenza degli stessi interpreti in ruoli differenti, c’è la vicenda dell’enigmatico R.M.F. che compare in ogni singolo titolo e di cui prima si dice che muore, poi che vola (forse nell’aldilà), infine che mangia un sandwich. E in effetti il silenzioso personaggio compare nella prima storia e lo rivediamo alla fine della terza, con un suo percorso di vittima sacrificale che è forse l’unico elemento positivo in un mondo totalmente sottomesso a un capitalismo senza senso, al possesso famigliare, al controllo sulle coscienze altrui. A poco più di un dettaglio sono ridotti il crocifisso e la statua della Vergine che vediamo nel secondo episodio (il più fiacco) e tantomeno hanno un qualche valore di autentica spiritualità i due guru del terzo. Poiché il rifiuto di compiere un delitto e il tentativo di emanciparsi comportano la perdita dei privilegi, è meglio rimangiarsi i principi morali e obbedire; pur di appartenere al novero degli acquariani incontaminati, si calpesta ogni sentimento umano e si accettano prestazioni umilianti.
Pastoralmente questo film non offre grandi appigli se non per negazione, mostrando la deriva di un’umanità priva di senso e di valori positivi. D’altra parte già cent’anni fa Eugenio Montale ammoniva: «Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo».
KINDS OF KINDNESS
Regia: Yorgos Lanthimos; sceneggiatura: Y. Lanthimos e Efthymis Filippou; fotografia (colore e b/n): Robbie Ryan; musiche: Jerskin Fendrix; interpreti: Emma Stone, Jesse Plemons, Willelm Dafoe, Hong Chau, Joe Alwyn, Yorgos Stefanakos; produzione: Element Pictures, Film4, TSG Entertainment, Searchlight Pictures; origine: Usa, Uk, Irlanda, 2024; formato: 1:2,39; durata: 164 min.; v.m. 14.
Fonte: ToscanaOggi.it del 18/06/2024