di Bibo Bergeron
(Un monstre à Paris) REGIA: Bibo Bergeron. SCENEGGIATURA: Stéphane Kazandjian, Bibo Bergeron. MONTAGGIO: Pascal Chevé, Nicolas Stretta (Formato: Panoramico/Colore- 3D). MUSICA: Mathieu Chedid. PRODUZIONE: Luc Besson per Europa Corp., Bibo Films, France 3 Cinéma, Walking The Dog. DISTRIBUZIONE: Sunshine Pictures. GENERE: Film d’animazione. ORIGINE: Francia. ANNO: 2012. DURATA: 90’. – (Junior Cinema: Baby)
In una serata particolare, Raoul, accompagnato da Emile, si reca per una consegna al laboratorio di un eccentrico scienziato all’interno di un enorme giardino botanico custodito, in assenza del professore, dal suo assistente: una scimmia di nome Charles. Curiosando tra sieri e provette, Raoul innesca accidentalmente un miscuglio tra un fertilizzante instabile e una miscela che agisce sulle corde vocali dando così vita inconsapevolmente ad una mostruosa creatura dalla voce soave che altri non è che una piccola pulce ingigantita dalla reazione chimica seguita alla grande esplosione nel laboratorio. Il Mostro impaurito gira per la città seminando il panico. In pochi giorni la strana creatura è su tutti i giornali. Così braccata, si rifugia dietro le quinte del Club “L’Oiseau Rare” dove abitualmente si esibisce la bellissima Lucille. Al loro primo casuale incontro la nostra cantante fugge in preda al panico ma quando il mostro affranto inizia ad intonare una melodia rivelando la sua voce meravigliosa Lucille vince la paura e lo accoglie nel suo camerino per aiutarlo; lo traveste per dargli sembianze umane e lo porta con sé sul palcoscenico dandogli il nome della strada in cui l’ha trovato: Francoeur (che significa “cuore onesto”). Inizia così l’emozionante e brillante avventura carica di musica e azione, di Raoul, Emile e Lucille che tentano in ogni modo di salvare il loro nuovo amico Francoeur dalle grinfie del malefico prefetto Maynott….Un divertente e cinefilo film d’animazione prodotto dalla francese Europacorp di Luc Besson.e diretto da Bibo Bergeron già regista di “Shark tale” e “La strada per Eldorado” per la Dreamworks. Parigi è stata negli anni scenario di diversi film d’animazione di cui almeno un paio targati Disney (sia in qualità di produttore che di principale distributore) come “Ratatouille” e “Gli Aristogatti”, e il medesimo binomio sembra essere quello che regge Un mostro a Parigi, l’unione cioè dell’immaginario parigino di inizio secolo con una storia dallo scheletro (e dal senso per la musica) puramente disneiani, utilizzando la musica e il retaggio di altri racconti e altre fascinazioni (in primis quella del fantasma dell’Opera) a proprio vantaggio come scenario e non come spazio in cui agire.
* La storia della pulce mutata che voleva essere una star del vaudeville è carina e dinamica. Non vuole di certo conquistare chissà quali primati Un mostro a Parigi, se non quello facile da raggiungere di intrattenere senza stupire, ammaliare senza innovare e per gran parte della sua durata ci riesce, infilando una dopo l’altra gag semplici e accattivanti. Con precisione alchemica Bergeron mescola momenti di divertimento con quel quoziente di paura e tensione che spesso anima la narrativa per l’infanzia, utilizza soluzioni registiche da horror e addirittura utilizza la soggettiva dei salti nel cielo, allungandoli con il massimo dell’innocua innocenza romantica, vellutata dalle canzoni cantate da Vanessa Paradis (sia nella versione inglese che in quella francese) e scosse dalla solita azione da cartone animato fino alle punte più alte della città come ad imitare King Kong.