GENERE: Commedia REGIA: Anne Giafferi SCENEGGIATURA: Anne Giafferi ATTORI: Eric Caravaca, Arly Jover, Valérie Bonneton, Jean-Luc Bideau, Benjamin Biolay, Philippe Duquesne FOTOGRAFIA: Jean-François Hensgens MONTAGGIO: Christophe Pinel MUSICHE: Jean-Michel Bernard PRODUZIONE: Elephant Story DISTRIBUZIONE: Microcinema PAESE: Francia 2010
“Ho avuto una relazione extraconiugale con Gesù” così Thierry Bizot,produttore televisivo e cinematografico francese, sintetizza la sua avventura religiosa di “ricominciante”.
Da piccolo veniva portato a messa dai genitori ma solo a venti anni ha avuto il coraggio di rifiutare questa routine che non condivideva e che considerava patrimonio di gente intellettualmente non matura , in una parola, di ‘povera gente’ . Sono trascorsi 20 anni senza che gli argomenti religiosi causassero in lui la benché minima emozione anche se continuava ad andare in chiesa a Natale per far piacere ai genitori. Adesso ha 43 anni, una posizione rispettabile di avvocato di successo, una famiglia unita con moglie e figlio e nulla da desiderare se non un rapporto da recuperare con un fratello che vive ai limiti della legalità o, se vogliamo, della normalità. Niente che faccia presupporre un qualche evento sconvolgente ma….. una volta , un insegnante del figlio , in un colloquio scolastico, lo invita a visitare una comunità religiosa che si riunisce in uno scantinato e che organizza momenti di catechesi. Thierry inizia a frequentare il gruppo tra lo scetticismo e la derisione altrui.
Lo sviluppo di questa esperienza vissuta è raccontata dall’ autore in un libro che presto è diventato in Francia un best-seller “Le catholique anonyme” (edizioni Seuil – 2008) : forse per la fama dell’autore, forse per la singolarità dell’esperienza raccontata, giornali e televisioni si sono interessate a questo fatto singolare soprattutto perché non rientra nei consueti canoni letterari delle conversioni dal momento che affronta un ritorno alla fede rimasta sopita nel proprio animo .
Nessuna folgorazione sulla via di Damasco , nessun miracolo ma un semplice cammino di tale naturalezza che lo stesso autore lo descrive dicendo: “dopo il primo contatto con questo gruppo di catechesi – quattro persone oltre lui con nove catechisti – non ho più partecipato agli incontri; dopo sei mesi mi sono trovato a raccontare questa mia esperienza e mi sono reso conto che essa era inspiegabilmente cresciuta e maturata dentro di me , come un chicco di grano bagnato che si gonfia ed esplode”.
Questo fatto lo porta a riprendere i contatti con il gruppo impegnandosi due volte a settimana per due mesi e mezzo . Alla fine della frequenza Thierry scopre che Gesù gli ha dato una vita privilegiata, che gli ha fatto guardare a chi gli sta intorno non più come ‘povera gente’ ma come veri e propri fratelli e tutto questo senza creare alcun sconvolgimento nella sua vita ordinaria; in altre parole – come lui stesso dice – Gesù gli ha donato il gusto di vivere dando alla sua esistenza un sapore particolare.
Questo è ciò che sua moglie Anne Giaffery , da non credente , porta sullo schermo con un film che sottolinea correttamente la posizione di chi ha visto il cambiamento e non di chi lo ha vissuto: non dimentichiamo che Anne,come moglie, ha dovuto accettare realmente il comportamento del marito pur non conoscendone le cause e dovendo fare i conti con pregiudizi e luoghi comuni che sovente entrano in gioco quando si tratta di questi argomenti (vergogna di raccontare questo ‘rapporto extraconiugale’).
Proprio per questa diversa visione dell’esperienza di Thierry (Antoine nel film) l’opera cinematografica apporta contributi che non possono essere presenti nel libro; d’altronde, da sempre un film,seppur tratto da un libro, risulta un’opera a sé stante tanto che il confronto è sempre estremamente insignificante.
Se l’autore del libro racconta la sua esperienza sottolineando il rapporto con il gruppo di catechesi che è alla base del suo cambiamento (da quando ascolta la dichiarazione di una partecipante al primo incontro “Gesù mi ha salvato” a quando nell’ultimo incontro riconosce di aver riscoperto il suo rapporto con Gesù ma non ancora con la Madonna o con Dio Padre che vede molto lontano) la regista del film si sofferma sugli effetti , sui cambiamenti esterni di un uomo che sta rimettendo in discussione convinzioni e comportamenti maturati nella propria vita.
Nel film tutto nasce da una domanda del catechista “chi vuole essere amato ? ” – che è proprio ciò che dà il titolo al film in Francia , « Qui a envie d’être aimé ? » – e si conclude con naturalezza con la riscoperta di Gesù senza che questo fatto sconvolga la vita del protagonista.
Ne è dimostrazione la domanda della moglie che, venuta a conoscenza del motivo del cambiamento del marito, chiede se adesso sarebbe andato regolarmente a messa: Antoine risponde che lei nel frattempo sarebbe potuta andare al mercato: nessuna forzatura per alcuno!
La graduale metanoia di Antonio la si vede – a livello di racconto filmico – nei comportamenti tenuti con chi gli sta più vicino: nasce così un nuovo rapporto con il figlio che fino ad allora era quasi estraneo al padre chiamato solo a svolgere il suo ruolo nel rimproverare il giovane delle sue malefatte.
In altri momenti è assolutamente esplicito il richiamo a passi del Vangelo. Sappiamo, fin dall’inizio, che il rapporto fra Antonio ed il fratello è particolarmente difficile tanto da essere inaccettabile la copresenza dei due nella casa del padre; è proprio nel mutato rapporto con il fratello, da cui riceve in casa sua uno schiaffo senza reagire, che si misura l’inizio del cambiamento.
Il film quindi , più che essere una rappresentazione di un cambiamento indotto dalle catechesi è il racconto di un uomo che ha trovato la serenità lasciando allo spettatore il dubbio sulle cause di tanto ‘misfatto’. Noi sappiamo bene che il dubbio e foriero di conoscenza !
Quest’opera ha il pregio di affrontare il tema della riconversione senza parlare esplicitamente di religione, anzi sottolineando con delicatezza tutti quei luoghi comuni a cui è soggetto oggi un cristiano.
Il film chiude con Antoine e la moglie, di spalle abbracciati, che si incamminano nella notte lungo una strada, ricordando un po’ quell’ inizio a vita nuova della nota ‘chiusa’ chapliniana di ‘tempi moderni’.
Buona l’interpretazione degli attori a partire da Éric Caravaca (Antoine ) e senz’altro efficace la recitazione del fratello cattivo interpretato da Benjamin Biolay che pur per una piccola parte , rende le sue scene fra le più vere del film.
L’ACEC, l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema, ha profuso importanti risorse nel promuovere la distribuzione del film in Italia ed adesso lo presenta nelle sue sale come connubio di un buon prodotto cinematografico con un’altrettanto interessante proposta di contenuti spirituali.