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Via Castellana Bandiera

Via Castellana Bandiera

GENERE: Drammatico REGIA: Emma Dante SCENEGGIATURA: Giorgio Vasta, Licia Eminenti, Emma Dante ATTORI: Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta, Dario Casarolo, Carmine Maringola, Elisa Parrinello,Giuseppe Tantillo, Sandro Maria Campagna, Renato Malfatti FOTOGRAFIA: Gherardo Gossi MONTAGGIO: Benni Atria PRODUZIONE: Vivo Film, OffSide, Ventura Film, Wildside Media; in collaborazione con Rai Cinema, RSI Televisione Svizzera, SRG SSR idée suisse, Cofinova 9, Cinecittà Luce DISTRIBUZIONE: Cinecittà Luce PAESE: Svizzera, Italia 2013 USCITA CINEMA: 

“Via Castellana Bandiera”, film d’esordio della regista teatrale Emma Dante autrice anche del romanzo da cui il film è tratto e della sceneggiatura, non avrebbe probabilmente avuto particolare risonanza se non fosse per la Coppa Volpi a Elena Cotta (ottantaduenne, molto teatro, pochissime apparizioni in film di scarso rilievo) per la migliore interpretazione femminile. Potremmo partire proprio da lei, dal suo personaggio muto in un film nel quale tutti gli altri parlano e strillano, per l’analisi di un’opera che punta alla metafora sociale ma inciampa nella staticità della rappresentazione e in qualche scelta discutibile. Samira, invece, con il suo sguardo ricchissimo di un passato che vuol dire emarginazione, vessazione, violenza, esprime tutta la volontà di mostrarsi in tutta la propria fermezza, voglia di rivalsa e caparbietà a quel poco di mondo che la vorrà guardare e che tenterà di ascoltare i suoi silenzi. In questo personaggio, solo apparentemente statico e monotono, Emma Dante ha saputo infondere quella vita e quella rabbia che mancano al resto del film. E la giuria di Venezia a quanto pare lo ha capito, al punto da operare una scelta coraggiosa e sicuramente imprevedibile. Onore al merito.

Via Castellana Bandiera è una stradina della periferia di Palermo che, pur essendo piuttosto stretta, non è a senso unico. Qui si incontrano due auto (una Multipla e una Punto) che, per motivi apparentemente banali, non intendono cedere il passo e che quindi restano al loro posto impedendo il passaggio a chiunque altro. Sulla Multipla, guidata da Samira e arrivata a un passo da casa, viaggia la famiglia Calafiore con padre, figli e nipoti. Sulla Punto viaggiano Rosa e Clara, dirette a un matrimonio di amici. Poi il campo si restringe e restano soltanto Samira e Rosa a fronteggiarsi, mentre i Calafiore organizzano un giro di scommesse su chi sarà il primo a dare strada. La conclusione, non imprevedibile, sarà tragica o, se vogliamo, fatalista.

Le ambizioni di Emma Dante dovrebbero portare il film su un piano interamente simbolico. Rosa e Samira dovrebbero essere due facce della stessa medaglia, con la differenza che la caparbietà della vecchia ha radici storiche, mentre quella di Rosa è legata al fatto di dover tornare al paese natale e di veder rinascere ricordi che credeva rimossi. Tra le due donne dovrebbe configurarsi un confronto quasi archetipico nel quale il faccia a faccia tra passato e presente dovrebbe condurre a una soluzione senza futuro. Emma Dante, però, ha operato alcune scelte poco felici: da una parte ha rappresentato la famiglia Calafiore con tutti gli stereotipi possibili del meridionalismo da barzelletta (si direbbe un passato più cinematografico che reale), dall’altra ha tenuto a sottolineare il legame lesbico tra Rosa e Clara senza che in realtà nella vicenda narrata se ne avvertisse alcuna urgenza. Se poi i Calafiore sono il passato per il loro modo di fare da faccendieri e maneggioni, e Rosa e Clara sono il presente perché lesbiche, ci permettiamo di far notare che al riguardo esistono approfondimenti più consistenti e sostenibili. Detto questo, resta da sottolineare come da un’inquadratura in campo lungo di Via Castellana Bandiera si possa vedere chiaramente che esiste spazio sufficiente per il passaggio di due macchine nei due sensi. Le velleità simboliche, pertanto, si scontrano con una logica che avrebbe potuto essere aggirata da un andamento più scopertamente surreale. Emma Dante, invece, ha preferito un approccio più realista che a lungo andare non regge. Oltre all’interpretazione di Elena Cotta si ricordano alcune inquadrature che sembrano ricondurre il film a una sorta di western urbano dove la resa dei conti si svolge tra due donne in auto invece che a cavallo. E dove (su questo non ci sono dubbi) finirà esattamente come doveva: nessun vincitore, tutti vinti.

di Francesco Mininni

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