Molière in bicicletta
GENERE: Commedia REGIA: Philippe Le Guay SCENEGGIATURA: Philippe Le Guay ATTORI: Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Camille Japy, Ged Marlon, Stéphan Wojtowicz, Annie Mercier, Christine Murillo, Édith Le Merdy, Patrick Bonnel FOTOGRAFIA: Jean-Claude Larrieu MONTAGGIO: Monica Coleman PRODUZIONE: Les Films des Tournelles, Pathé, Appaloosa Développement DISTRIBUZIONE: Teodora Film PAESE: Francia 2013 DURATA: 104 MinUSCITA CINEMA:
Il regista di “Le donne del 6° piano” Philippe Le Guay ci offre questa volta un interessante esercizio di analisi di un fenomeno che oggi diviene sempre più attuale.
Prendendo lo spunto dall’opera di Molière “Le Misanthrope ou l’Atrabilaire amoureux” si costruisce una vicenda fra due personaggi da un certo punto di vista , opposti. Così un filantropo,ma solo sulla scena, ed un misantropo divenuto tale per aver fatto esperienza della malvagità degli uomini si trovano a provare a realizzare un progetto insieme; ma non è la riuscita del progetto il tema del film quanto le metanoie e le prese di coscienza di ciascuno dei suoi protagonisti.
Serge ha deciso di interrompere la sua carriera di attore dopo essere stato deluso dagli amici più cari che sono arrivati a portarlo in tribunale per un contratto interrotto a causa di un momento di depressione. L’odio per il mondo è tale da giungere a programmare la propria vasectomia al fine di non correre il rischio di mettere al mondo un essere umano ,un essere sciagurato in grado di creare solo dolore.
Vicino a lui il regista pone colui che per antonomasia è il re della finzione , Gauthier l’attore di successo che ha costruito un personaggio buonista amato dalla gente ma che nel suo intimo cova i germi della violenza e denunciando anch’esso aspetti caratteriali propri della misantropia.
I due si trovano con l’obiettivo di realizzare la messa in scena dell’opera di Molière ma la recitazione fa solo da sfondo a tutto il film,sottolineando esaustivamente i problemi che i due personaggi si trovano ad incontrare.
Due donne, entrambe estremamente ‘vere’ mettono in crisi le convinzioni dei protagonisti tanto che Serge è anche disposto a ricredersi sulla sua visione del mondo rinunciando alla vasectomia,ma soprattutto riaprendosi ad un rapporto d’amore e Gauthier scopre con il suo perbenismo di facciata che anche una giovane attrice di film porno può rappresentare qualcosa di ‘pulito’ dimostrandosi in grado di recitare e di raccontarsi leggendo un preciso brano dell’opera di Molièere.
Ma è mai possibile che gli uomini non siano malvagi? che gli amici non tradiscano? Che si possa riuscire ad essere così falsi da camuffare la propria naturale indole? Proprio su queste domande,su queste riflessioni , il regista Le Guay chiude il suo esercizio scenico psicologico.
Molti altri sono i motivi di riflessione che il film ci pone a partire dalla raffinata forma di vendetta che Serge mette in atto , almeno inizialmente , nei confronti del coprotagonista all’analisi del “sentire” dei personaggi di teatro che risentono facilmente del conflitto fra la propria realtà e quella che devono rappresentare.
Un film che prende lo spettatore,ma soprattutto ipnotizza la sua mente in una continua ricerca di significazione di quanto rappresentato.
Vito Rosso