IL LIBRO DELLA GIUNGLA
di Jon Favreau
Uno dei film d’animazione più amati, prodotti dalla Walt Disney, Il Libro della Giungla, sta per ritornare in sala in un efficace remake in live-action. Con le voci, in originale, di un cast favoloso: Scarlett Johansson, Bill Murray, Lupita Nyong’o, Idris Elba, Ben Kingsley, Giancarlo Esposito e Christopher Walken. La storia, nata originariamente dalla fantasia dello scrittore inglese Rudyard Kipling, narra le vicende di Mowgli, un giovane cucciolo di uomo cresciuto da una famiglia di lupi e costretto a lasciare la giungla quando la temibile tigre Shere Khan, segnata dalle cicatrici dell’uomo, giura di eliminarlo per evitare che diventi una minaccia. Mentre abbandona la sua unica casa, Mowgli s’imbarca in un avvincente viaggio alla scoperta di se stesso, guidato dalla pantera Bagheera e dallo spensierato orso Baloo. Il film è molto accurato nei dettagli e fa riflettere su come la tecnologia abbia fatto passi da gigante anche nel cinema. Dice il regista: “I film hanno sempre avuto un aspetto tecnico, all’inizio c’erano i maghi, poi è arrivata la macchina da presa, che davvero ha iniziato a fare dei trucchi straordinari. E’ iniziata così, poi abbiamo cominciato a raccontare storie. Ma è sempre stata un’illusione, devi sempre tenere presente che si tratta di un’illusione quando la usi. La tecnologia ha a che fare con le persone che la usano, per me è stato un processo lungo capire gli effetti visivi. La tentazione che ti viene è quella di fare le cose troppo belle, di farle sembrare perfette. C’è il rischio di chiedere alla tecnologia di fare molto di più. Per me è importante porre dei limiti nel modo in cui visualizzare le cose: puoi fare il più bello dei cieli con il CGI, ma se il cielo blu naturale è perfetto, vorrai filmare quello, e non sarà ovviamente così perfetto nell’inquadratura, ci saranno molti difetti. Qualcosa risulterà sfuocato, magari la macchina da presa farà un errore. Noi abbiamo cercato di fare questo: rendere tutte le imperfezioni reali che fanno bello un film e metterle nel nostro. Per me la bellezza è come puntare uno specchio sulla natura e mostrarla come veramente è. E quando esageri qualcosa, per esempio la proporzione degli animali o degli alberi, puoi cavartela, perché il pubblico capisce che non stai fingendo.” “Il Libro della Giungla unisce varie generazioni, perché questo legame è ancora così forte ?” “Quando la Disney mi ha contattato non credo avessero capito quanto forte fosse ancora questo legame, io l’avevo percepito, e man mano che procedevamo nella stesura della sceneggiatura, premevo affinché non ci fossero grossi stravolgimenti per poter rendere omaggio all’originale. Perché con tutti gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione per fare un film, potevamo farne uno gigantesco d’azione, ma poi la parte difficile sarebbe stata quella musicale, come inserirla, come inserire i siparietti comici. Nel film originale (il cartone animato Disney del 1967), il tocco di Disney umanizza gli animali, le gag sono fisiche, quindi ci siamo posti il problema di come integrare tutto ciò nel nostro film senza rovinarne il tono. Lasciarle fuori sarebbe stato inammissibile, il pubblico sarebbe stato insoddisfatto, in fondo è Il Libro della Giungla e se lo aspetta, e per trovare il giusto equilibrio, il casting era fondamentale. E con il cast che ho messo insieme, siamo riusciti a spostare l’equilibrio e a renderlo nostro, lavorando sulle musiche anche con Dick Sherman, che ha scritto le musiche originali.”
* Il remake in live-action di un film famoso può creare nello spettatore attese che lo portano a fare paragoni con l’originale. Qui, a parte l’aderenza della storia, si tratta di un elegante ripresentazione del racconto in cui l’aspetto spettacolare e avventuroso ha la parte predominante. Lo spettacolo è assicurato e la storia senza tempo si fa seguire dai ragazzi di oggi, come da quelli di allora con stupore e interesse.