DON MILANI L ‘ Avanti 30_4_76 R_E_
Mentre lo sfascio, della DC sembra sempre più prossimo, l’unica possibilità di dignitosa sopravvivenza di un movimento popolare cattolico consiste nel tornare decisamente ad uomini e ad esempi in altri tempi considerati pericolosamente a sinistra.
In questa atmosfera acquista un significato preciso il fatto che nel giro di pochi giorni siano usciti due film su don Milani, il prete di Barbiana che, soprattutto attraverso un nuovo modo di fare scuola, anticipò e in parte superò il concilio Vaticano II.
Del film di Tosini, Un prete scomodo, si è già riferito in occasione della prima; non si può tuttavia non tornare’ ad esso, sé non altro per fare un confronto con il Don Milani di Ivan Angeli.
Rispetto a quello di Tosini, il Milani di Angeli è molto meno caricato e drammatico, forse anche grazie alla recitazione più controllata di Edoardo Torricella, che ha evitato i toni istrioneschi di Enrico Maria Salerno.
Oltre a ciò Don Milani lascia più largo spazio ai rapporti tra il prete-insegnante e i suoi allievi, relegando in secondo piano l’anticomunismo del protagonista del precedente film. Al prete di Barbiana — nella ricostruzione di Angeli — lo stato e la politica sembrano essere dimensioni nei confronti delle quali un cristiano non può che esercitare una continua critica tanto più radicale quanto più il primo e la seconda sono dominati da cattolici, come accade in Italia. In sostanza a lui interessa non tanto la tessera che ha in tasca, ma quella che si ha « in cuore»: come dire che si può anche essere socialisti o comunisti, purché non si sia marxisti.
Su questo lato della personalità di Milani, tuttavia Angeli non insite, considerando di maggior interesse un altro aspetto della sua vita. Come è esplicitamente detto nel film e come deduce da una citazione del Vangelo che chiude il film, il prete morto di cancro nel ’67 è il forse «profeta» e il «nuovo padre della Chiesa», da cui il cattolicesimo può ripartire per ritrovare sé stesso. L’importante, a nostro avviso, è che questo non sfoci in un integralismo di sinistra,