IN SOLITARIO
di Christophe Offenstein
(En solitaire) REGIA: Christophe Offenstein. SCENEGGIATURA: Jean Cottin, Christophe Offenstein. INTERPRETI: François Cluzet, Guillaume Canet, Karine Vanasse, Arly Jover. FOTOGRAFIA: Guillaume Schiffman (Formato: Cinemascope/Colore). MUSICA: Víctor Reyes, Patrice Renson. PRODUZIONE: Gaumont, Les Films Du Cap, in Coproduzione con Scope Pictures. DISTRIBUZIONE: Lucky Red. GENERE: Drammatico. ORIGINE: Francia. ANNO: 2013. DURATA: 96’. – (Junior Cinema: Teens-Young)
Yann Kermadec vede il proprio sogno realizzarsi quando è chiamato a sostituire l’infortunato Frank Drevil, principale skipper della squadra velica “DCNS”, nella difficilissima regata Vendée Globe. Si tratta per lui, ormai più che cinquantenne, di un’occasione unica. Durante la gara, che consiste in una circumnavigazione del globo terrestre in solitario, Yann è costretto a fare una sosta di emergenza a Capo Verde per riparare la propria imbarcazione danneggiata. Dopo essere ripartito, l’uomo scopre a bordo un viaggiatore clandestino: l’adolescente Mano Ixa, originario della Mauritania. Sebbene corra il rischio di essere squalificato, Yann decide di portare con sé il ragazzo e il viaggio si trasformerà in un’esperienza che cambierà per sempre le vite di entrambi… Un’impresa sportiva che si trasforma in una straordinaria avventura umana attraverso un viaggio interiore destinato a rivoluzionare per sempre la mente e il cuore del protagonista. In solitario, diretto da Christophe Offenstein è la storia di uno skipper, Yann, interpretato da François Cluzet. Yann è pronto a tutto, a domare venti e a cavalcare onde, a soccorrere compagni di regata naufraghi e a riparare eventuali guasti, ma non all’imprevisto. E nel film l’imprevisto è incarnato da un ragazzo nordafricano che per raggiungere clandestinamente la Francia si nasconde a bordo dell’imbarcazione. Dopo essere stato inchiodato a una sedia a rotelle nei panni del tetraplegico coprotagonista della commedia ‘Quasi amici’, Cluzet questa volta ha affrontato un ruolo che richiedeva grande sforzo fisico e qualche rischio, considerato che il film è ambientato su una vera barca a vela tra vento e mare. L’universo un po’ spaccone delle regate transatlantiche è contenuto sullo sfondo e anzi viene trattato, con il suo imponente contorno di apparati finanziari, tecnologici, pubblicitari, con un velo d’ironia. Montaggio serratissimo senza esibizioni, semplicità senza enfasi per raccontare una storia in cui i veri protagonisti sono due persone su un mare, spesso in tempesta, che imparano a conoscersi e a fraternizzare. Il film è un’opera prima ad alto impatto ‘fisico’ e visivo, In solitario è già un successo in Francia, in cui la popolare regata Vandée-Globe è percepita come top event sportivo e di cronaca. Ma il film, come abbiamo detto è altro, la storia di due personaggi che, determinati a raggiungere il proprio obiettivo a tutti i costi, scoprono il valore del sacrificio. La sceneggiatura è semplice ma efficace nel descrivere la nascita di quest’amicizia “proibita” (se scoperto, Yann sarebbe squalificato dalla regata) nei suoi passaggi, dalla diffidenza, all’abbattimento delle barriere, all’affetto. L’ambientazione è sfruttata con sapienza, trasmettendo la sensazione di libertà di fronte a un oceano che sembra infinito o a un branco di delfini che ci nuota accanto. La regia non si crogiola mai in estetismi fini a se stessi, ma sfrutta la bellezza di mari e tramonti per creare un’atmosfera in linea con lo spirito del film.
* Mettendo da parte l’approccio mentale, grande trappola in cui troppo spesso rischiano di cadere i registi francesi, l’amicizia forzata e la scoperta dell’altro sono raccontate con la semplicità e la naturalezza che si meritano. Per questo In solitario, alla fine, risulta essere un film davvero per tutti, dagli adulti ai ragazzi, perché mette in risalto valori universali.