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1961

Titolo   Non uccidere

Titolo originale  Tu ne tueras point – Lingua originale   francese – Paese di produzione Italia, Francia, Jugoslavia – Anno  1961 – Durata 148 min – Dati tecnici    B/N – Genere  drammatico – Regia Claude Autant-Lara – Sceneggiatura   Jean Aurenche e Pierre Bost – Casa di produzione Gold Film, Lovcen Film, Vaduz Production – Fotografia     Jacques Natteau – Musiche  Charles Aznavour – Scenografia  Jacques Douy, Max Douy, Vlastimir Gavrik e Dragoljub Ivkov –

 Interpreti e personaggi
Laurent Terzieff: Jean-François Cordier – Horst Frank: caporale Rudolf Adler – Suzanne Flon: madre di Cordier – Zoran Milosavljevic: Félicien Ertel – Mica Orlovic: maggiore Baumann – Marijan Lovric: capitano – Milivoje Popovic-Mavid: avvocato – Petar Banicevic: Rober – Vladeta Dragutinovic: Stajn – Bekim Fehmiu: guardia in sala d’attesa – Jovan Gec: generale in carcere – Ivo Jaksic: igumeno del monastero – Ljubisa Jocic: Mil – Zvonko Jovcic: colonnello – Aleksandar Stojkovic: capitano maggiore – Slobodan Simic: presidente della corte.

Trama

La sceneggiatura è basata su un reale fatto di cronaca che vide il primo obiettore di coscienza italiano accertato, Pietro Pinna, rifiutarsi di prestare il servizio militare. Sul finire della Seconda guerra mondiale, Adler, un seminarista tedesco arruolato nella Wehrmacht, viene chiamato a far parte di un plotone d’esecuzione che deve fucilare un partigiano francese durante la ritirata nazista; cerca di rifiutarsi ma chi rifiuta un ordine militare è passibile di morte. Il giovane seminarista è costretto a cedere e a rendersi, suo malgrado, complice di un crimine di guerra. 

Nel 1948, le autorità francesi della Germania occupata cercano gli esecutori materiali di quel delitto: il seminarista si costituisce loro spontaneamente, venendo trasferito in carcere a Parigi, in attesa del processo. L’anno successivo, un giovane francese di nome François Cordier, sempre a Parigi viene chiamato a prestare il servizio militare obbligatorio. Il giovane però, in nome dei suoi personali principi morali di pacifista non religioso e contrario a qualsiasi atto che favorisca o riproduca la guerra, si rifiuta, dichiarandosi obiettore di coscienza. La legge del tempo è inflessibile: Cordier, rifiutata qualsiasi scappatoia, viene arrestato e rinchiuso nello stesso carcere militare di Adler. I due, in attesa di affrontare il processo davanti a un tribunale militare approfondiscono la conoscenza tra di loro fino a diventare amici. Il verdetto dei giudici assolverà il seminarista che ha ucciso per obbedire a un ordine superiore in tempo di guerra mentre l’obiettore sarà condannato alla prigione per aver violato la legge dello Stato.( Fonte WIKIPEDIA)

Reperibilità
Youtube – Feltrinelli (disponibile dal 6/12/23)

Centro Cattolico Cinematografico
1962
Vol.  LI pag. 287

Valutazione : E

Il Ministero Turismo e spettacolo censura il film “Non uccidere” (Tu ne tueras point) il 24 – 10 -61 per propaganda a favore dell’obiezione di coscienza. Leggi il documento.

Nell’aprile del 1962 la società ZEBRA detentrice dei diritti presenta nuova domanda di visto alla commissione di censura dopo aver convenuto  numerosissimi tagli : la commissione concede il visto anche se , almeno in un primo tempo, con alcune limitazioni. Il film fu considerato il cavallo di battaglia dalla sinistra dell’epoca aprendo un acceso dibattito sui giornali dell’epoca. Sicuramente don Lorenzo, con la sua prassi di leggere i giornali con i suoi ragazzi, ha valutato ed approfondito  questo argomento (l’obiezione di coscienza)  . Difficilmente è ipotizzabile che lo abbia potuto vedere  ma è sintomatico il fatto dal momento che questo dibattito condotto tramite i principali quotidiani  precede di circa tre anni la sua lettera ai Cappellani militari.

Assolutamente incomprensibile la posizione della chiesa cattolica italiana che in una dichiarazione della commissione di censura cattolica  – CCC –  riportata dal regista e presente in un articolo dell’osservatore romano del 9/11/61 definisce il film “nobile e coraggioso che non intacca i problemi di fondo della morale religiosa” . Successivamente ,  dopo l’accesissimo scontro tra La Pira ed Andreotti e dopo la presa di posizione dei Gesuiti  – il comune di Firenze proietta il film in visione privata nella sala delle esposizioni del ‘Parterre’ a Firenze –  l’osservatore romano si affretta a smentire – il 28 novembre – il parere sul film attribuito al centro cattolico cinematografico.

Un carteggio completo relativo a questa vicenda lo si può trovare sul sito Cinecensura.com 

**** La presente valutazione è relativa alla versione “tagliata” che ha ottenuto il visto di censura ****

NON UCCIDERE (Tu ne tueras point)

Origine: Jugoslavia — Genere: Drammatico — Produz.: Lov- cen, Belgrado – Gold Anstalt, Vaduz — Regìa: Claude Autant-Lara Interpr: Laurent Terzieff, Horst Frank, Suzanne Flon — Sogg.: Jean Aurenche — Scenegg.: J. Aurenche, P. Bost, C. Autant-Lara –  Fotogr: (Vistavision): Jacques Natteau — Musica: Charles Aznavour — Montaggio: Madeleine Gug — Distrib.: CEIAD.

Soggetto. — Adler, un seminarista tedesco soldato della Wehr-macht, viene chiamato a far parte di un plotone di esecuzione che de­ve fucilare un partigiano francese. Adler cerca di rifiutare ma il co­dice di guerra non pone alternative: chi rifiuta di eseguire un ordine è a sua volta passibile di morte. Il giovane seminarista è costretto a cedere e a rendersi suo malgrado complice di un crimine. Dopo la fine della guerra le autorità Francesi in Germania cercano gli ese­cutori materiali del delitto. Adler, saputolo, si presenta spontanea­mente e viene inviato in carcere a Parigi in attesa di giudizio. Nel 1949, un giovane francese di nome Cordier, è chiamato sotto le armi. Fedele ai suoi principi morali egli non esita a dichiararsi « obiettore di coscienza » e si rifiuta di vestire l’uniforme militare. La legge è inflessibile: Cordier viene per questo arrestato e rinchiuso in un car­cere militare; ie qui egli incontra Adler. I due fanno conoscenza e si raccontano l’un l’altro le vicissitudini che li hanno condotti in quel luogo di pena. Cordier non riesce a nascondere il proprio turbamen­to nel constatare quanto il caso dì Adler sia simile e contrastante con il suo. I due processi hanno luogo nel medesimo giorno davanti allo stesso Tribunale Militare. Le due sentenze vengono emesse a poca distanza l’una dall’altra: Alder è assolto, perché ha eseguito un or­dine superiore, Cordier viene condannato per essersi opposto alla legge.

Realizzato con impegno il film, in cui non mancano pagine di notevole intensità drammatica, presenta tuttavia i difetti propri dei ”film a tesi**, dalle forzature narrative, alle carenze psicologiche dei personaggi. Buona Vinterpretazione soprattutto della Suzanne Flon che ha sostenuto il ruolo della madre dell’obiettore, con rara sensi­bilità ed efficacia.

Giudizio morale. — Senza entrare nel merito delle intenzioni del regista e dell’autenticità, se non di tutta la trama, almeno degli spunti, e pur riconoscendo che talune accentuazioni pole­miche sono state attenuate nella edizione italiana, il film rimane negativo per la grave confusione che è destinato a suscitare nel pubblico vasto e indiscriminato cui è rivolto. La genericità dei problemi enunciati, il modo con cui vengono preposti alla solu­zione dello spettatore, e soprattutto la tendenza ad ascendere dal caso particolare (l’obiezione di coscienza) a principi morali uni­versali, rendono inaccettabile l’opera. Il film « Non uccidere » non pone il problema della pace e della guerra: è, in definitiva, il processo ad ogni forma di morale positiva e naturale a bene­ficio di un’etica individualistica sulla quale nessuna società umano può essere fondata. E la morale cattolica, in quanto espressione più elevata della morale positiva, è presa di mira in modo parti­colare con lo studio meticoloso di mostrarne, nelle persone dei sa­cerdoti e di quanti la professano, una pretesa contraddizione in­terna, che dovrebbe provarne l’inadeguatezza. Il raffronto dei due protagonisti, « libero » l’uno, l’altro — l’ecclesiastico — « prigio­niero » della propria debolezza, per non dire della propria viltà, conduce all’esaltazione del primo sul secondo approdando — quali che siano le intenzioni degli sceneggiatori e del regista — ad una presentazione falsa e tendenziosa della morale cattolica e all’apo- logia di un soggettivismo etico, non diremo asociale o « esisten­ziale », ma ingenuamente infantile. La tecnica o l’arte dei rea­lizzatori del film però dissimula sotto speciose apparenze questa carenza fondamentale e, quindi, la rende più insidiosa al gran pubblico. Né bastano a far chiarezza gli enunciati preliminari e le dichiarazioni premesse al film: anzi l’aver riportato autorevo­lissime parole contro la guerra, si rivela espediente sterile perché contraddetto e distrutto dalla logica stessa della vicenda rappre­sentata. Per i su esposti motivi la Commissione Nazionale di Revisione ha dichiarato il film escluso.

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