“CONFIDENZA” Un thriller dell’anima che scruta la parte oscura della rispettabilità.
Grazie a una regia solida, interpreti in parte e una colonna sonora volutamente dissonante, Daniele Luchetti ci regala un film inquietante e labirintico.
di Marco Vanelli
«Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso», recita il salmo 63. E su quell’abisso si affaccia più di una volta Pietro Vella, protagonista di Confidenza, brillante docente di Lettere in un liceo della periferia romana, stimato e soprattutto amato dai suoi allievi. Vi si affaccia con il desiderio di lasciarsi cadere: non tanto per sondare la profondità del suo animo, quanto per disintegrarsi, uscire di scena, cedere al richiamo della vertigine. Come fanno certi personaggi di Hitchcock, uno dei numi tutelari di questo racconto. Il maestro inglese ricorreva al “MacGuffin”, nome dato al procedimento narrativo con cui, grazie a delle false piste, disorientava lo spettatore, facendolo perdere nelle spire labirintiche come quelle dei titoli di testa di Vertigo (1958). Mentre qui sono invece i bei titoli di coda a mostrarci un labirinto mentale lungo come una vita: una vita rispettabile quanto inautentica.
Pietro Vella ha tre donne che segnano la sua vicenda personale. Partendo di fondo (il racconto è un lungo flash back) troviamo la figlia, colei che sin da bambina ha il compito di guidarlo sulla giusta strada e che da grande vuol coronare il percorso paterno apparentemente esemplare con il cavalierato della Presidenza della Repubblica. Poi la moglie, una collega disposta a fare più di un passo indietro per permettere a Pietro di procedere nella carriera e nel prestigio sociale, ferma nella sua dignità di donna pronta a urlare, ma anche a rivendicare il suo ruolo sottovoce. Infine – ma in realtà è la prima – Teresa, promettente studentessa con cui Pietro ha una relazione dopo il conseguimento del diploma. Lei però abbandona gli studi e lui la costringe a riprenderli portandola a vivere con sé.
Durante una lezione a scuola lo avevamo visto discettare sul rapporto tra i sentimenti dell’amore e della paura. Teresa aveva sostenuto che non esiste amore senza sopraffazione, e infatti per il tempo della loro storia sembra che sia lei, con quel suo sguardo tenero e un momento dopo ferino, a dominare il gioco. Come quello che consiste nel confidarsi un segreto indicibile, nell’orecchio, sì che noi spettatori non possiamo sentirlo. Il segreto di Teresa è una cosa brutta; quello di Pietro è tale da metterne a repentaglio la carriera, la reputazione, la vita stessa.
A differenza di una confessione sacramentale, volta a liberare il penitente dal senso di colpa, questa confidenza è un vincolo terribile che angustia tutta l’esistenza e i rapporti di Pietro, anche quando Teresa, genio della Matematica, andrà a vivere e insegnare in America. Lei glielo dice: «Per me eri Dio, ma poi mi hai detto di non esistere, e io non credo più in te». E in un altro momento, sulla base di quel loro reciproco segreto, Teresa celebra una sorta di matrimonio spirituale con lui. Pietro invece, uomo senza qualità, resta schiavo del suo peccato, qualunque esso sia, e continua a indossare maschere su maschere per paura della verità.
La regia di Luchetti riesce a creare un continuo senso di inquietudine narrando le tappe di un itinerario lineare ma con continui slittamenti verso quei varchi improvvisi sul buio in cui la cinepresa va a inserirsi. Come accade nel cinema di Polanski o – complice anche la presenza di Elio Germano – in quello dei fratelli D’Innocenzo con i loro piccoli orrori suburbani.
Omaggiando Umberto Saba, che da ebreo i Salmi li conosceva bene, potremmo chiosare: «O mio cuore dal nascere in due scisso, / quante pene durai per uno farne! / Quante rose a nascondere un abisso!». Nel film sono limoni e non rose, ma il concetto non cambia.
CONFIDENZA
Regia: Daniele Luchetti; sceneggiatura: D. Luchetti e Francesco Piccolo; soggetto: dal romanzo omonimo di Domenico Starnone; fotografia (colore): Ivan Casalgrandi; scenografia: Paolo Bonfini; musiche: Thom Yorke; interpreti: Elio Germano, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati; Isabella Ferrari; origine: Italia, 2024; formato: 2,39:1; durata: 136 min.
Fonte: ToscanaOggi.it del 07/05/2024