In

Da eroe a criminale: un percorso esistenziale manovrato dalla ragion di Stato

Tzanko Petrov, dipendente delle ferrovie che si occupa di stringere i bulloni lenti lungo i binari, trova un giorno sulla linea un sacco pieno di banconote. Potrebbe fare molte cose, ma sceglie semplicemente di avvertire le autorità e restituirle. Automaticamente si trova a dover indossare i panni dell’eroe e a ricevere un premio direttamente dal ministro dei trasporti. Con l’assidua mediazione dell’efficientissima P.R. Julia Staykova, Tzanko riceve un orologio nuovo. Ma c’è un problema: Julia gli ha tolto l’orologio vecchio prima della cerimonia e non lo restituisce. Tzanko, che incisa sulla cassa aveva una dedica del padre, vorrebbe riaverlo. Da qui in poi tutti cercheranno di sfruttare la situazione: un giornalista per fare uno scoop sui furti di carburante che Tzanko ha denunciato, il ministro per mettere a tacere la cosa e uscirne pulito, Julia per sistemare una situazione che le è sfuggita di mano. E Tzanko, che è anche fortemente balbuziente, si lascia manovrare nella prospettiva di riavere l’orologio.

Possiamo anche riconoscere che “Glory – Non c’è tempo per gli onesti”, dei bulgari Kristina Grozeva e Petar Valchanov (già autori di “The Lesson”) sia un film didascalico e molto propenso allo schematismo. Ma non ci sono dubbi, nel contempo, che si tratti anche di un film dalla forza inconsueta e sicuramente poco propenso a qualunque genere di diplomazia o accomodamento. Il che, per un film proveniente da un paese dell’Est europeo, è già una credenziale importante. “Glory” ci trova pertanto propensi a far prevalere su qualunque schematismo la volontà di denuncia, il palese pessimismo umano, sociale e politico e l’utilizzo delle fonti giuste, che spaziano da Kafka a Frank Capra. Il John Doe di Frank Capra (interpretato da Gary Cooper nel 1941) era un uomo qualunque che persone senza scrupoli cercavano di sfruttare per motivi politici. I personaggi di Kafka, invece, entravano in imbuti dai quali era veramente difficile (se non impossibile) uscire. Tzanko Petrov è un po’ l’uno, un po’ gli altri. Guidato unicamente dall’onestà e da una legittima richiesta di restituzione, si troverà in un tempo brevissimo a passare da un ruolo di eroe che non gli interessa a uno di criminale che non merita. E, non avendo armi per difendersi neanche da un punto di vista dialettico, si trova in balìa di un prossimo che non ha alcuna pietà. E soprattutto si trova oggetto di una questione che, in fondo, può essere considerata contraria alla ragion di Stato (una ragion di Stato ridotta ai minimi termini). La sua destinazione, pertanto, è necessariamente quella della vittima, cioè della sconfitta. Il che non vuol dire, naturalmente, che alla fine vi sia un vincitore. Più del ministro, più del giornalista, più delle istituzioni in genere, il suo antagonista è Julia Staykova, una donna in carriera che non ha tempo per il marito, per una normale conduzione familiare, per tentativi ripetuti di fecondazione assistita, per qualunque cosa possa assomigliare vagamente a un rapporto umano. Margita Gosheva, già protagonista di “The Lesson”, ne dà un’interpretazione praticamente perfetta, caratterizzandola con ansia, freddezza, cinismo e piena consapevolezza degli obiettivi. Quando alla fine ritrova l’orologio e va a casa di Tzanko per restituirglielo (non per un rigurgito di coscienza, soltanto per chiudere la questione) troverà un uomo spezzato e rabbioso che avrà una reazione per lei del tutto imprevista. Grozeva e Valchanov, che di sicuro non vogliono che il pubblico possa avere qualche valvola di scarico, tagliano sull’incontro e vanno a inquadrare il marito di Julia che l’aspetta in macchina. Quel che succede, succederà fuori campo lasciando ognuno libero di decidere. Così “Glory” (che è la traduzione dell’originale “Slava”, che però è la marca dell’orologio smarrito) diventa una rappresentazione durissima e credibile di persone esistenti in luoghi reali. Un film sull’egoismo, sul potere, sugli ultimi, sulla cattiveria e su tante cose che avrebbero urgenza di un radicale cambiamento.

GLORY – NON C’È TEMPO PER GLI ONESTI (Slava) di Kristina Grozeva e Petar Valchanov. Con Stefan Denolyubov, Margita Gosheva, Stanislav Ganchev. BULGARIA/GRECIA 2016; Drammatico; Colore

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca