“IL SIGNORE DELLE FORMICHE”. Non convince del tutto «Il signore delle formiche»
recensione a cura di Marco Vanelli
Alla fine degli anni ’60 il processo ad Aldo Braibanti – autore e animatore teatrale, intellettuale controcorrente nonché studioso di formiche – scosse l’opinione pubblica italiana. Era accusato di aver plagiato un suo giovane amante maggiorenne (nel film Ettore), al punto di finire in carcere, mentre alla presunta vittima furono riservate delle violente cure psichiatriche per farlo guarire dal «vizio». Il nuovo film di Amelio parte da quei fatti, ma li rielabora narrativamente aggiungendo il personaggio di Ennio, un giornalista dell’«Unità» che si appassiona al caso. Il racconto procede su due livelli: uno politico e polemico, con cui si cerca di leggere la vicenda come paradigma di una società bigotta e repressiva verso le diversità sessuali, e l’altro più privato e intimo. Diciamo subito che questi due registri non si amalgamano, offrendo un risultato discontinuo al netto delle buone interpretazioni, di una ricostruzione d’ambiente efficace e di alcune belle pagine di cinema, come nel finale.
La prima sequenza è emblematica: festa dell’«Unità» a Roma, Aldo ed Ettore in disparte si recitano poesie d’amore, Ennio osserva distaccato la scena giocherellando con una formica mentre sullo sfondo prosegue la proiezione di un film sovietico di propaganda. Da lì partono vari flash back che ci riportano nella pianura emiliana da cui provengono il «professore» ed Ettore, prima di fuggire a Roma dove poi avverrà la denuncia e il processo. Questo è ricostruito fedelmente utilizzando i verbali delle testimonianze e delle requisitorie che trasudano di curiosità morbosa e intolleranza perbenista. Lo stesso «Grande partito proletario» italiano in cui militano Ennio e Aldo prende le distanze dagli «invertiti» e mostra un moralismo non dissimile da quello borghese della famiglia di Ettore. Solo i Radicali, all’epoca, si batterono per difendere Braibanti, e il regista ce lo ricorda con la presenza, volutamente anacronistica, della vera Emma Bonino fuori del Palazzo di Giustizia. La parte militante del film è la più debole, ma evidentemente stava a cuore ad Amelio che crea dei paralleli con l’oggi, come nella sequenza della festa romana piena di travestiti, in stile «dolce vita» (si sente anche la musica di Patricia, come nel film di Fellini), che richiama l’attuale euforia esibita e un po’ forzata dei gay pride. E di fronte allo spaesato Ettore, il regista (che sul tema ha al suo attivo anche il documentario Felice chi è diverso) fa dire al mentore Aldo: «Io non sono come loro; ma sono anche come loro», palese dichiarazione di intenti.
Sull’altro versante, quello della vicenda di tre esseri umani coinvolti dai sentimenti e dalla voglia di rivendicare le proprie libertà affettive e sessuali, il film risulta sacrificato. Sotto il profilo della storia, tutto nasce dalla gelosia del fratello maggiore di Ettore che si vede scalzare il ruolo di allievo prediletto del «professore» e decide di vendicarsi denunciandolo. D’altra parte lui è l’unico a tenere testa ad Aldo, che appare personaggio dispotico, contraddittorio e fortemente selettivo. Ettore ne è affascinato sin da subito ma, ancor prima degli effetti repressivi dell’elettrochoc, il giovane è presentato come un individuo senza una vera personalità. Convinto di avere un vero talento artistico, si ritroverà a dipingere piramidi (cioè figure geometriche semplici, come quella di Cestio che scopre appena arrivato a Roma) per i fondali di un’Aida popolare da rappresentare nei campi della bassa. E lì, sulle note dell’aria Morir sì pura e bella, cantata da Renata Tebaldi, assistiamo a un finale struggente e, letteralmente, melodrammatico, dove il regista cinefilo dà il meglio di sé, lasciando perdere le rivendicazioni e toccando corde universali.
IL SIGNORE DELLE FORMICHE Regia: Gianni Amelio; sceneggiatura: G. Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava;
fotografia (colore): Luan Amelio Ujkaj; interpreti: Luigi Lo Cascio (Aldo), Elio Germano (Ennio), Sara Serraiocco (Gabriella), Leonardo Maltese (Ettore); produzione: Kavac Film, Ibc Movie, Tenderstories, Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2022; formato: 1,85:1
Fonte: Toscana Oggi, edizione del 18/09/2022