A tratti solennemente calmo,
altre volte semplicemente mozzafiato
Nono film di Christopher Nolan, Interstellar è la sua sesta collaborazione con Michael Caine. In un futuro non troppo lontano, la Terra è andata incontro ad una catastrofe ambientale di enormi proporzioni che ha lasciato l’umanità semi-estinta, alle prese con una costante diminuzione delle riserve di cibo. Seguendo le coordinate arrivategli tramite un messaggio lasciato alla figlia Murphy da forze misteriose, poi rivelatesi una razza aliena che tenta di salvare l’umanità, l’ex ingegnere ora agricoltore Cooper viene assoldato da ciò che rimane della NASA per una missione vitale: assieme ad altri tre esperti, Cooper dovrà attraversare uno wormhole creato dalla stessa specie che lo ha contattato ed esplorare una nuova galassia, selezionando fra dodici possibili candidati il mondo più adatto a diventare la nuova Terra. Cooper, però, dovrà essere veloce: il tempo scorre diversamente nello spazio, e l’umanità rischia di estinguersi prima del suo ritorno…
Piaccia o meno, è oggettivo che rimangono pochi registi, oggi, che come Christopher Nolan cercano continuamente di superare stessi, di andare oltre qualsiasi (pur legittima) aspettativa per esplorare una sempre nuova dimensione del racconto, inventando nuovi modi di fare cinema che passano attraverso una consapevolezza quasi maniacale di quella che è la percezione del pubblico, giocandoci come un prestigiatore ma al contempo veicolandoci concetti filosofici affatto banali e sempre in evoluzione. Interstellar, l’ultima fatica dei fratelli Nolan (Chris e Jonathan) in cantiere già dal 2007, non fa certo eccezione, anzi, si presenta come il film più grandioso, ambizioso e maestoso del regista britannico. Ritornano alcuni dei temi cari a Nolan, prima di tutto quello del tempo, che diventa qui un vero e proprio coprotagonista: vissuto come quarta dimensione (tutta da scoprire) dai protagonisti, il tempo diventa anche strumento principe nelle mani del regista, che lo usa per distorcere la percezione degli eventi raccontati, e del compositore Hans Zimmer, che regala una appassionante colonna sonora la cui base suona costantemente come un metronomo, una sorta di continuo conto alla rovescia che incrementa la tensione del film in maniera esponenziale. In apertura, il giudizio di Nolan sull’umanità è negativo come sempre, e l’ottusa autodistruzione cui si dedicano perfino i pochi sopravvissuti alla catastrofe globale sembra far pensare che, tutto sommato, la specie non meriti di essere salvata; nel corso della lunga odissea del protagonista (ed il termine non è usato a caso: Stanley Kubrick e la sua Odissea nello spazio ammiccano continuamente nell’epopea filosofica di Nolan) si accende un insperato ed inaspettato lampo di speranza, una visione meno cupa e fatalista del solito, che si apre ad un futuro ancora tutto da scrivere, che ha buone probabilità, anche solo da un punto di vista statistico, di essere ben migliore del passato da cui proviene. Negli splendidi e maestosi affreschi cosmici disegnati da Interstellar, fra pianeti e stelle collassate, fra nebulose e mondi alieni, torna alla mente la “canna pensante” di Pascal: l’astronave che trasporta i quattro esploratori sembra minuscola ed insignificante se comparata alle meraviglie cosmiche che le danzano attorno, ma proprio quel minuscolo puntino concentra in sé tutto il significato dell’universo, ed anche uno solo dei suoi occupanti vale più della più grande ed antica delle stelle, portatore di un valore irriducibile anche nel vuoto dello spazio aperto; Nolan intesse nel proprio film sprazzi di doloroso e consapevole antropocentrismo, che non si arrende all’evidenza di cosa l’umanità è ma si aggrappa con tutte le proprie forze a ciò che essa può essere, non negando niente della vigliaccheria e della crudeltà di un essere che porta comunque in sé un potenziale quasi divino. Matthew McConaughey è un novello Odisseo, dedicato al proprio viaggio ma dolorosamente rivolto verso la perduta Itaca e la sua famiglia; Mackenzie Foy e Jessica Chastain ricoprono, in età diverse, il ruolo di una giovanissima Penelope, stavolta figlia invece che moglie, ancora un indizio che punta verso il futuro piuttosto che verso un passato che non ha dato molto su cui poter sperare. Attorno a questi due, fulcro emotivo e spirituale dell’intera vicenda, ruotano una serie di personaggi che, almeno in intenzione, rappresentano una rosa vasta e quanto più onnicomprensiva dell’umanità: Anne Hathaway, scienziata divisa fra mente e cuore, Michael Caine, mentore e sognatore diviso invece fra un bene “assoluto” ed uno “relativo”, Matt Damon, eroe distrutto dalla solitudine, John Lithgow, figura paterna laddove il padre non c’è, Casey Affleck, uomo del futuro impantanato negli errori del passato, e così via, in un affresco tanto affascinante quanto ambizioso. Da un punto di vista prettamente estetico, Interstellar è uno spettacolo mozzafiato, che pur ancorandosi a una solida base scientifica (spesso piegata a qualche esigenza poetica) non cessa di suscitare una meraviglia ed uno stupore più proprio del “misterioso” infantile che non del “misurabile” positivista, una galleria di meraviglie che rasentano l’arte pura (i pianeti alieni, con le nuvole di ghiaccio o l’acqua viscosa, sono semplicemente straordinari) e che coinvolgono ogni senso (eccezionali le scene nello spazio aperto, coerentemente nel più completo, alienante silenzio). Da un punto di vista più tematico, poi, il film è densissimo, impegnativo, filosofico e poetico ad un tempo, quasi un manifesto che abbraccia la morale e la politica, la sfera personale e quella comunitaria, che ritrae l’uomo e al contempo osa sognare ciò che può essere. A tratti solennemente calmo, altre volte semplicemente mozzafiato, Interstellar cattura, affascina, commuove, strega con una capacità immaginifica che non rinuncia mai ai contenuti e con un’abilità registica di cui esistono pochi pari: un film di fantascienza pura, come se ne sentiva il bisogno da anni.
INTERSTELLAR di Christopher Nolan. Con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Mackenzie Foy. USA, GB, 2014. Fantascienza.