“LEGGERE LOLITA A TEHERAN” dove leggere (non solo Lolita) è proibito
In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, esce il lavoro di un regista israeliano sulle discriminazioni sessuali in Iran tratto dal bestseller di Azar Nafisi
Di Marco Vanelli
Da quando è stato pubblicato nel 2003, purtroppo il romanzo autobiografico di Azar Nafisi Leggere Lolita a Teheran è diventato un best seller internazionale. Diciamo purtroppo perché si preferirebbe che non ci fosse stato bisogno di scriverlo, di raccontare una storia emblematica di quanto accade in Iran da 45 anni in termini di sopraffazione, violenza istituzionale, negazione dei diritti umani – in particolare verso le donne. Quel libro lo fa in modo esemplare, attraverso il racconto dell’autrice, docente di letteratura anglo-americana all’università di Teheran, che si vede circoscrivere sempre più le libertà di insegnamento, di espressione, di relazione.
Il film omonimo di cui oggi parliamo è il racconto di come quel libro, per la scrittrice, è diventato una compensazione alle perdite che ha subito nella sua vita: la perdita della patria, del suo posto di lavoro, della confidenza con l’amico letterato, delle sue studentesse che pur di seguire le sue lezioni andavano nel suo appartamento sfidando mariti sospettosi e maschi garanti della moralità islamica pronti a vedere il peccato in ogni classico occidentale. Ma in quel salotto le giovani donne potevano togliersi il velo e confrontarsi liberamente, sulla letteratura e sulle loro vite.
Suddiviso in quattro parti, intitolate come quattro dei tanti romanzi di cui Azar Nafisi parla con passione (Il grande Gatsby; Lolita; Daisy Miller; Orgoglio e pregiudizio) rendendone vivi i personaggi, evidenziando le caratteristiche letterarie, accettando le provocazioni che un diverso punto di vista può generare nella cultura musulmana, il film racconta in parallelo la storia di Azar e quella del paese dove lei rientra – come tanti intellettuali contrari allo scià e tanti militanti di sinistra illusi dalla rivoluzione khomeinista – nel 1979, salvo accorgersi ben presto che le istanze libertarie che avevano portato alla destituzione di Reza Pahlavi furono ben presto soffocate dal regime ultra conservatore degli ayatollah. Tra una lezione universitaria contestata su Scott Fitzgerald e una privata su Jane Austen, tra scambi clandestini di volumi proibiti di Nabokov o di Auden, mentre i capolavori del cinema come Sacrificio (1986) di Tarkovskij vengono, sì, proiettati, ma con vistosi tagli censori, l’Iran passa dalla guerra contro l’Iraq all’esaltazione dei martiri caduti combattendo, dalla morte di Khomeini alle ritorsioni internazionali in un continuo contrappunto tra pubblico e privato – un privato diventato roccaforte di resistenza alla deriva liberticida che, come ci informano le cronache, è ancora in piena attività. Se nel comparto femminile dei personaggi vige solidarietà e voglia di riscatto, un pregio del racconto è mostrare i maschi in modo non manicheo, con svariate sfumature che vanno dal fanatismo cieco alla maturità umana passando per le disillusioni di chi, in buona fede, aveva creduto a una palingenesi del paese.
Il film, dalla solida fattura ma privo di vera originalità cinematografica, è diretto da Eran Riklis, regista israeliano noto per film incentrati sulle tensioni mediorientali e sul confronto tra culture e religioni: La sposa siriana (2004), Il giardino di limoni (2008) o Il responsabile delle risorse umane (2010). In originale è recitato in persiano e in inglese da attori che sono esuli iraniani come la protagonista Golshifteh Farahani, ormai interprete internazionale, e Zar Amir, attrice e regista non nuova a simili contaminazioni produttive come abbiamo avuto modo di apprezzare in Tatami (2023) di cui ci siamo occupati nel numero 14 di questo settimanale uscito in data 14 aprile.
LEGGERE LOLITA A TEHERAN (t.o.: Reading Lolita in Teheran)
Regia: Eran Riklis; soggetto: dal romanzo omonimo di Azar Nafisi; sceneggiatura: Marjorie David; fotografia (colore): Hèlène Louvart; musiche: Yonatan Riklis; scenografia: Tonino Zera; interpreti: Goldshifeth Farahani, Zar Amir, Lara Wolf; produzione: Minerva Pictures, Rosamont, Rai Cinema; origine: Italia-Israele, 2024; formato: 2,35:1; durata: 108 min.
Fonte: ToscanaOggi.it del 03/12/2024