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In una masseria di Napoli accoglienza e problemi:
tutto ciò che trasforma la nostra vita in una questione morale

Giovanna è la responsabile di un centro sociale collocato in una masseria. Qui convergono i bambini dopo la scuola, svolgendo attività manuali e creative (dalla costruzione di un uccello di cartapesta a disegni e pitture più elaborate, all’assemblaggio del pupazzo meccanico Mr. Jones) che in ogni caso li tengono al sicuro da una strada che non ha attrattive positive. Ma un giorno arriva Maria, con la figlia Rita e un bambino di pochi mesi. Giovanna l’accoglie senza sapere che è la moglie di un camorrista che, introdottosi nella masseria, viene arrestato la mattina dopo. Il modo di vedere di Giovanna, che se ne assume la responsabilità, è di mantenere l’accoglienza per madre e figli, anche per non rimandarli nell’ambiente e nel mondo dai quali Maria sembra voler fuggire. Ciò le attira la diffidenza dei colleghi e l’aperta ostilità dei genitori dei bambini, che sfocia nella presa di posizione della scuola che la informa che non manderà più i ragazzi.

Leonardo Di Costanzo, già autore di un film rilevante come “L’intervallo” e di alcuni documentari sulla sua terra, torna con “L’intrusa” a parlare di Napoli. Una Napoli periferica, povera, dove l’alternativa alla scuola è la strada con tutti i suoi rischi, dove anche il volontariato può incontrare difficoltà nei rapporti con le istituzioni. Tutti argomenti verissimi, attuali, dolorosi, che si prestavano facilmente a retorica, luogo comune, figurine di quartiere, repertorio troppo noto ai frequentatori del genere “camorra, polizia, eroe senza macchia, speranza o disperazione da sceneggiata”. E invece Di Costanzo, che dalla sua ha anche un senso preciso della costruzione del racconto e dell’immagine, si dimostra serio, onesto, preciso anche nei dubbi, lontano anni luce dalla retorica di genere. “L’intrusa” è un film doloroso, necessario e propositivo. E i problemi che solleva non sono esclusivamente napoletani.

Chi è l’intrusa? Difficile identificarla con Maria, una donna indurita dalla vita che è capace di soffrire come chiunque. E sicuramente non è Giovanna, che pure è l’unica nel circondario a capire tutto ma a non parlare napoletano. L’intrusa è quella cosa, qualunque essa sia, che sposta il nostro orizzonte visivo costringendoci ad adottare un punto di vista differente nei rapporti con gli altri. Quindi, in un modo sottile, a cambiare la nostra vita. Così “L’intrusa” diventa una stimolante esperienza psicologica che costringe chi l’accetti a porsi una serie di questioni morali. E la cosa più interessante è che non è necessario (anzi, forse sarebbe controproducente) identificarsi con Giovanna: molti i punti di vista, molti i personaggi, molte le questioni morali da affrontare. Innanzitutto dobbiamo rilevare come protagonista del film non sia la camorra, ma la gente. La camorra si riconosce soltanto nelle due visite alla masseria delle cognate di Maria, che arrivano con la macchina scura (con autista), si muovono con risolutezza e passo da dominio ma non ottengono niente. Nuovamente, sottolineiamo come il problema della camorra sia soltanto uno dei problemi che costringono Giovanna, Maria, gli assistenti, i genitori e il preside a prendere una posizione (più posizioni, in effetti). Se c’è un protagonista è Rita, una bambina dura e scorbutica sulla quale sembrano ricadere le colpe del padre. È lei che Giovanna cerca di avvicinare. È lei che lentamente riesce a inserirsi nel gruppo. Ed è sempre lei a subire le conseguenze delle scelte degli adulti. Di Costanzo non ha risposte semplici e non è neanche ottimista per attirarsi il favore del pubblico. Alla fine de “L’intrusa”, quando durante la festa nella masseria dopo che Maria, Rita e il fratellino se ne sono andate (non si sa né si saprà dove) Giovanna riprende il suo posto sorridendo in mezzo a genitori e bambini, l’autore distorce la musica rendendola dissonante e, alzando l’inquadratura, chiude il film non sulle persone, ma su Mr. Jones che ripete l’unico gesto di togliersi e rimettersi il cappello a cilindro. Niente di rassicurante. Il pupazzo funziona, ma per le persone ci vorrà ancora tempo.

di Francesco Mininni

L’INTRUSA di Leonardo Di Costanzo. Con Raffaella Giordano, Valentina Vannino, Martina Abbate, Marcello Fonte, Flavio Rizzo. I/F/CH 2017; Drammatico; Colore

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