Dio, patria e famiglia nell’ideologia di Eastwood:
ma non è realista chiunque lo voglia
Anthony Sadler, Alek Skarlatos e Spencer Stone sono tre ragazzi difficili, con grossi problemi di integrazione scolastica e, a monte, di crescita. Skarlatos e Stone sono cresciuti con le madri ma senza un padre e soprattutto Stone ha maturato un’autentica passione per le armi, la tattica bellica e l’azione sul campo (anche se prima di dormire recita sempre la preghiera semplice di San Francesco). Fatalmente fanno gruppo e, crescendo, non perdono i contatti. Skarlatos e Stone si arruolano e sognano di farsi onore sul campo di battaglia. La loro esperienza nelle tattiche di combattimento tornerà molto utile quando, nell’agosto 2015, si troveranno sul treno che va da Amsterdam a Parigi faccia a faccia con un terrorista islamico deciso a fare una strage. Il resto è storia: avranno la Legion d’Onore da Hollande e in patria saranno considerati eroi nazionali.
Non c’è niente da fare. Per parlare sensatamente dell’ultimo film di Clint Eastwood Ore 15:17 attacco al treno dobbiamo necessariamente procedere sul doppio binario del cinema e dell’ideologia. Non che da Clint Eastwood ci aspettassimo qualche variazione sensibile al modo di pensare (e questa è l’ideologia), ma neanche ci saremmo aspettati un così brusco cambio di passo nella narrazione, intendendo con ciò inquadrature, scansione, montaggio e stile (e questo è il cinema). Anche quando si faceva sentire più intensamente il peso di un’ideologia fortemente repubblicana, quindi reazionaria, come ad esempio in American Sniper, Eastwood dirigeva con stile secco e ritmato mostrando coerenza e grinta da vendere. E anche quando l’apparente altruismo nascondeva un ego smisurato, come ad esempio in Gran Torino, gli argomenti a favore bilanciavano o superavano quelli contro facendo gridare al capolavoro. Ore 15:17 attacco al treno, invece, non è soltanto un film di smaccata propaganda nazionalista che usa Dio, patria e famiglia a sostegno di un’ideologia che chiameremo veterotestamentaria. È anche un film sbagliato nella scrittura, nella struttura e nella scelta di rappresentare cose che a Eastwood proprio non sono familiari.
È evidente che Ore 15:17 attacco al treno non poteva basarsi esclusivamente sull’episodio che la Storia tramanda. Così Eastwood ha pensato di narrare per flashback raccontandoci un pezzetto d’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza dei tre fino al 2015. Poi in realtà racconta soltanto di Skarlatos e Stone, lasciando Sadler sullo sfondo. E racconta, ideologicamente, come l’insofferenza per l’autorità, la rabbia, la passione per le armi e un malinteso senso religioso siano cose buone e giuste se portano a schierarsi dalla parte dei “buoni” e a compiere a tutti gli effetti un atto eroico. Il che, supportato da dialoghi talora inascoltabili (“Dio mi ha parlato e mi ha detto che sta per succedere qualcosa di emozionante” oppure “Non pensi mai che la vita ti stia spingendo verso qualcosa, uno scopo più elevato?”), trasforma il film in propaganda pura e semplice: i bravi ragazzi (ragazzoni, a dire il vero) americani sono lì, pronti a difendere il mondo intero. Ma il peggio è che, per arrivare a questo, dopo l’adolescenza problematica e molto sintetica, Eastwood si dilunga sul viaggio in Europa che finirà sul treno per Parigi alla ricerca di un realismo narrativo che non riuscirà mai ad afferrare, allungando il ritmo, inanellando una serie di stereotipi imbarazzanti su Roma e Berlino e finendo per costringere i tre protagonisti, che sono proprio i tre che vissero la storia, a rendere evidente a tutti di non essere attori (soprattutto Skarlatos). Diciamo che Eastwood ha preteso troppo da se stesso pensando che, con i tre protagonisti e molta cronaca quotidiana, il realismo venisse di conseguenza senza bisogno di ulteriore lavoro. Poi, va da sé che tutta la parte del treno è girata e montata come Dio comanda. Ma francamente non basta a giustificare un film e soprattutto a giustificare una regia che altrove è stata ben più incisiva. Ci penseremmo bene prima di spendere la parola maestro, che non è soltanto colui il quale insegna, ma anche e soprattutto colui il quale è consapevole che non si finisce mai di imparare.
di Francesco Mininni
ORE 15:17 ATTACCO AL TRENO (The 15:17 to Paris) di Clint Eastwood. Con Anthony Sadler, Alek Skarlatos, Spencer Stone, Jenna Fischer, Judy Greer. USA 2018; Drammatico; Colore