“PAST LIVES”
Dopo il successo al Sundance e alla Berlinale, con all’attivo due nomination agli Oscar come Miglior film e Migliore sceneggiatura originale, arriva in sala l’opera prima di una regista che svela se stessa in una storia d’amore decisamente non convenzionale.
di Giacomo Mininni
“Sono vasto, contengo moltitudini” affermava Walt Whitman, e probabilmente anche Celine Song, classe 1988, sarebbe d’accordo. Nata in Corea del Sud, trasferitasi a undici anni in Canada per seguire il padre regista e poi spostatasi a New York per perseguire una propria carriera teatrale, Song si è sposata in America con un scrittore e si è realizzata come regista e sceneggiatrice. Eppure, quando un suo amico d’infanzia è venuto in visita dalla Corea, lei si è trovata a fare da traduttrice tra questi e il marito, rendendosi conto di stare in realtà mediando tra due versioni di sé, “due Celine”, quella che era stata in Corea e che ora era negli States, molto diverse l’una dall’altra.
Questa sensazione è lo spunto iniziale di «Past Lives», un film che trova un miracoloso equilibrio tra un’esperienza individuale e un sentimento universale, tra la propria memoria personale e il sentire di migliaia di spettatori che hanno ritrovato parte di sé nel racconto.
La protagonista è un vero e proprio alter ego di Celine Song: Na Young/Nora ha seguito lo stesso percorso, ha abbandonato la natia Seoul per ritrovarsi sceneggiatrice di successo a New York City e sposata allo scrittore Arthur, e anche lei riceve una visita dal passato, quella di Hae Sung, il fidanzatino delle medie che rappresentava il futuro più probabile per lei se fosse rimasta.
Fin da subito «Past Lives» evita tutti i luoghi comuni del genere, si rifiuta di seguire il canone dell’”amore impossibile” e ancor meno quello del “triangolo amoroso”, e sceglie di raccontare invece una storia diversa, certamente più realistica, commovente ma comunque più attenta alla dimensione di crescita dei personaggi coinvolti che non a facili dinamiche mélo.
Diretto con una semplicità che si fa cifra stilistica, il film segue la Nora del presente nel difficile percorso di dire addio a una sé passata con cui non è mai riuscita a fare del tutto i conti, accompagna Hae Sung verso una nuova prospettiva che de-idealizza la bambina con cui è cresciuto presentandogli la donna che è diventata, e aiuta perfino Arthur a conoscere più a fondo una moglie che “sogna in una lingua che non capisce”.
Pur al suo primo film, Song dimostra di avere una non comune maturità artistica, e sfrutta bene gli strumenti messile a disposizione dal cinema, soprattutto nel rendere graficamente questo oscillare tra passato e presente dei suoi personaggi. In particolare colpisce la scelta di grande impatto di sovrapporre la linea spaziale a quella temporale: quando si muove verso Hae Sung, Nora si sposta sempre da destra verso sinistra, come tornando indietro su una ideale linea del tempo verso un passato lontano che è però ancora parte di lei, mentre verso il marito compie il movimento opposto, da sinistra a destra, camminando verso il futuro che ha costruito con scelte e percorsi diversi da quelli che immaginava ma comunque fertili e positivi.
Dietro una semplicità di narrazione che è solo apparente, Song cela una profonda sensibilità poetica e una visione complessa del sé, delle relazioni con gli altri e col tempo, dei legami e del bagaglio emozionale che comportano, presentando il tutto con una delicatezza quasi struggente, come in punta di piedi.
«Past Lives» è un esordio inaspettato, quasi un’auto-terapia che trova la chiave di volta per trasformare il personale in universale, il mondo interiore in abilità espressiva, una storia vissuta in cinema.
PAST LIVES di Celine Song. Con Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro, Ji Hye Yoon. USA, 2023. Drammatico.
Fonte: ToscanaOggi.it del 20/02/2024