“Smetto quando voglio” capitolo numero tre:
siamo sicuri che la banda dei ricercatori sia al capolinea?
Avevamo lasciato Pietro Zinni e compagni con la consapevolezza che qualcuno a Roma stava producendo gas nervino con cui fare un attentato. Il luogo in cui il cromatografo era stato localizzato aiuta Zinni, nel frattempo ovviamente tornato in carcere, a conoscere il nome di chi potrebbe aiutarlo a risalire al colpevole: er Murena. Considerando che er Murena, pericoloso delinquente, non vede l’ora di rimettergli le mani addosso per vendicarsi della soffiata che gli è costata il carcere, Pietro sa di trovarsi in un vicolo cieco. Ma, fattosi trasferire a Rebibbia e scansata l’ira del rivale, scoprirà in lui una persona completamente diversa dal previsto. E anche il fantomatico attentatore, Mercurio, ha un passato che giustifica le sue azioni. Tocca riunire la banda per mettere un freno all’eventualità dell’attentato, che dovrebbe svolgersi durante una consegna di lauree ad honorem alla presenza di alte autorità.
Se avessimo avuto qualche dubbio sulla destinazione finale dei ricercatori sgangherati, Smetto quando voglio Ad Honorem azzera rischi e sorprese. Girato in contemporanea con il secondo capitolo, mette il sigillo del buonismo a una serie che francamente aveva già riservato tutte le sorprese possibili e riconduce il tutto sui binari di una commedia più classica, sostanzialmente di buoni sentimenti, dove i buoni sono una manica di poveracci che tirano a campare e di cattivi veri e propri non ce ne sono. Ognuno ha i suoi perché, le sue motivazioni e anche qualche buon motivo per non andare fino in fondo. Intendiamoci: non è una critica che tende a demolire qualcosa, perché volentieri salutiamo i ricercatori con la medesima simpatia con la quale li avevamo accolti. Ma è un fatto che Sibilia, dopo aver tentato una strada divergente da quelle conosciute, mette un sigillo che riconduce tutto alla normalità cinematografica ed esistenziale. Teoricamente la banda dei ricercatori finisce qui. A seconda del gradimento del pubblico, può anche darsi che la compagnia si inventi qualche idea brillante per tornare in azione. Suggeriremmo di pensarci a lungo.
Se il racconto della trama dà l’impressione di interessarsi più alle dinamiche tra i tre personaggi principali che all’intervento dei ricercatori, è proprio perché in questo terzo capitolo le individualità della banda hanno un peso relativo sulla storia. Tutto si riduce all’identificazione del colpevole, all’interazione col Murena (all’anagrafe Claudio Felici) e al confronto finale per evitare la dispersione del gas nell’ambiente. La banda, con l’eccezione di Alberto (Stefano Fresi) che avrà un ruolo importante, serve più che altro da riempitivo per giustificare la continuità con i due film precedenti. Questo per significare che Smetto quando voglio Ad Honorem è il terzo e conclusivo capitolo di una serie, ma in un certo senso potrebbe anche essere un film a sé stante nel quale contano più i tre protagonisti e una costruzione assai più tradizionale delle due precedenti che la coralità del gruppo. È il limite maggiore di un film comunque divertente, relativamente avvincente e che tutto sommato non sfigura nella triade. Ma conferma che il maggior motivo di successo di Smetto quando voglio è stato il dirompente anticonformismo dell’episodio iniziale, poi rientrato in modelli e narrazione più tradizionali. Resta il fatto che Sibilia ha acquisito una sicurezza narrativa che gli ha permesso nel secondo film di costruire la sequenza dell’assalto al treno quasi meglio di certi colleghi americani e in questo di aprire con una sequenza d’azione molto cupa che promette più di quanto poi mantenga. Dovremmo augurarci che il suo magistero affinato possa essere proficuamente applicato a qualcosa di nuovo. Per gli attori, invece, non vediamo problemi: Neri Marcorè e Luigi Lo Cascio, a proprio agio in ruoli a loro poco familiari, hanno già una dimensione definita. Gli altri, con un paio di eccezioni, hanno un futuro da caratteristi inattaccabile.
di Francesco Mininni
SMETTO QUANDO VOGLIO AD HONOREM di Sydney Sibilia. Con Edoardo Leo, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Stefano Fresi, Paolo Calabresi. ITALIA 2017; Commedia; Colore