“THE PENITENT” la coscienza a processo.
Dopo essersi aggiudicato il premio Sorriso Diverso per il Miglior film italiano al Festival di Venezia, arriva in sala «The Penitent», la parabola di uno psicanalista che si trova sotto processo mediatico dopo che un suo paziente si rende responsabile di una strage
di Giacomo Mininni
Il gioco di specchi in «The Penitent» è richiamato fin dai titoli di testa, con i paesaggi di New York City posti a fianco di un proprio riflesso deformato e deformante, e perfino dalla locandina, che vede il protagonista lavorare a un tavolo lucido che ne restituisce il riflesso – ma mentre l’uomo tiene in mano una penna, l’altro “oltre lo specchio” impugna invece una pistola.
Questa contrapposizione è il nodo centrale del film di Luca Barbareschi, che prende spunto da un dramma teatrale di David Mamet, che a sua volta è vagamente ispirato a un fatto di cronaca di fine anni Sessanta. Se Mamet però si focalizza sulla gogna mediatica nata da un errore di battitura nel titolo di un articolo dello psichiatra protagonista, che vede il suo «Homosexuality as an Adaptation» diventare per colpa dell’editore «Homosexuality as an Aberration» (omosessualità come adattamento – come aberrazione), Barbareschi va oltre, e sceglie invece di parlare di un aspetto scomodo della società attuale lasciando lo scambio di parole a una breve parentesi sull’incipit.
La storia segue Carlos Hirsch, uno psichiatra finito sotto i riflettori dopo che un suo giovane paziente ha ucciso otto persone e ne ha ferite altre durante una sparatoria in università. Il ragazzo ha confessato di essere omosessuale dopo l’arresto, e ha accusato lo psichiatra di averlo spinto alla violenza con la sua omofobia. Hirsch, recentemente convertitosi all’ebraismo, potrebbe discolparsi difendendo l’ex paziente in tribunale e rendendo pubblici gli appunti delle sedute con lui, ma per una questione di deontologia professionale ed etica personale si rifiuta di farlo.
Che la base sia un testo teatrale si vede, e Barbareschi non lo nasconde. Sua, però, è la scelta di presentare ogni scena come un confronto a due: non ci sono mai più di due personaggi a parlare sullo schermo, e ognuno degli interlocutori di Hirsch, sua moglie, il suo avvocato, il pubblico ministero, sono antagonisti, impegnati in un processo inquisitorio teso a sviscerare le motivazioni profonde dietro le scelte etiche dell’uomo. Ogni dialogo è quindi un’eco, un richiamo di quel colloqui col ragazzo omicida che ritorna in brevissimi flashback, con un’inversione di ruoli che vede però l’analista sotto il microscopio degli altri, e del pubblico di conseguenza.
Attraverso questi confronti emergono inoltre polarità irriducibili ben più profonde: individuo contro stato, apparenza contro verità, religione contro ragione, legge contro principio morale, norma contro coscienza.
Emergono, però, anche tutti i limiti di una cancel culture a cui basta il minimo sospetto o la più vaga insinuazione per scatenare processi mediatici di inaudita capacità distruttiva, con tutte le ambiguità che si possono rilevare in chi lancia secchiate di vernice al grido di “Basta odio!” come nella scena iniziale.
Da un punto di vista stilistico «The Penitent» suscita qualche perplessità: movimenti di macchina a volte insensati, la fotografia di Michele D’Attanasio a tratti incomprensibile, una rivelazione finale che nel soffermarsi sull’occultamento della colpa personale rischia di inficiare la validità e complessità di quanto emerso e discusso fino a quel momento.
Va dato atto a Barbareschi, però, di essersi spinto a toccare punti che altri autori più prudenti evitano con cura, volendo sottolineare criticità e storture di una cultura contemporanea che dovrebbero apparire ovvie, ma che sono il più delle volte accolte acriticamente. Nel conflitto tra due diversi modelli di etica, una ragionata, meditata, sofferta quanto ferma, l’altra legata all’apparenza e ai trend,vittima di una memoria selettiva a breve termine, si trova tutta l’angosciante attualità del film.
THE PENITENT di Luca Barbareschi. Con Luca Barbareschi, Catherine McCormack, Adam James, Adrian Lester. Italia, 2023. Drammatico.
Fonte: ToscanaOggi.it del 18/06/2024