GENERE: Drammatico, Avventura REGIA: Ang Lee SCENEGGIATURA: David Magee ATTORI: Suraj Sharma, Rafe Spall, Irrfan Khan, Gérard Depardieu, Tabu, Adil Hussain, Ayush Tandon, Andrea Di Stefano MUSICHE: Mychael Danna PRODUZIONE: Rhythm and Hues, Fox 2000 Pictures DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox PAESE: USA 2012 DURATA: 127 Min FORMATO: Colore
Come mai un nome così inconsueto per un giovane ragazzo indiano ? Lo spiega lo stesso protagonista che da adulto racconta in flashback la propria storia spiegando che il suo nome di nascita era “piscine… ecc.” , ma esso gli procurava grande imbarazzo per l’assonanza con “pisciare” (la lingua italiana permette questa singolare accoppiata) . Il giovane , dotato di singolare determinazione , decide di cambiarlo il “Pi” facendo osservare che esso oltre ad essere una lettera dell’alfabeto greco, viene utilizzato anche in matematica quale numero irrazionale che indica il rapporto del diametro con la circonferenza (ed il cui valore conosce a memoria per un numero inverosimile di cifre).
Pi, nato da una biologa e da un impresario zoologo, vive in una città dell’India dove si diletta ad approfondire i temi delle tre grandi religioni monoteiste , scontrandosi con il padre razionalista convinto . Per motivi economici la famiglia decide di trasferirsi in Canada , ma durante il viaggio – su un mercantile insieme agli animali del suo zoo – la nave affonda a causa di una violenta tempesta. Si salva solo Pi con alcuni animali. Questo l’antefatto di un’avventura da naufrago che nulla concede al sensazionalismo ma che invece si diletta a far riflettere su un particolare excursus psicologico del protagonista.
Un film particolarmente singolare che se volessimo vederlo come un documentario potremmo benissimo farlo, ma ad un tempo è uno studiato percorso psicologico-religioso di un giovane che anche nelle peggiori disgrazie riesce ad affidarsi a Dio, non si capisce quale, ma la “fede – come lui dice – ha molte stanze”.
C’è da chiedersi quale fosse il reale scopo di Ang Lee , il premiato regista americano di opere molto diverse che rappresentando un lavoro di Yann Martel , è riuscito a creare una atmosfera mistica quale quella che nella credenza popolare si lega alle ambientazioni orientali ed indiane in particolare.
Il film , per entrare in feedback , coglie il pretesto di un’intervista di un giornalista sulla vita di un sopravvissuto per 227 giorni in compagnia di una tigre dal nome molto strano (Richard Parker). Alla fine, avrebbe deciso di credere in Dio, ma Pi spiega che lui non vuole né dire né convincere alcuno, ma sarà la stessa storia che permetterà di porre il quesito.
Notevoli gli elementi di riflessione ed i simbolismi: la tigre, con cui Pi riesce ad instaurare un rapporto (non la addomestica,ma la ammaestra) è ,indirettamente, il motivo della sua salvezza e che è uno dei motivi che spinge lo spettatore a riflettere. Ma l’esperienza del naufragio di Pi potrebbe essere raccontata anche diversamente……. Scelga lo spettatore con quali occhi vuole vederla.
Forse il film non riscuoterà grandi incassi, ma è un lavoro che fa utilizzare due ore in modo intelligente,facendo esercizio intellettuale nulla togliendo alla fluidità del racconto o a momenti carichi di tensione. Da rilevare infine che la realizzazione 3D , che non sempre aggiunge molto all’immagine, è in grado , questa volta, di rendere un effetto plastico assolutamente interessante. Splendidi gli scenari realizzati anche con la grafica computerizzata ed ottima l’interpretazione di Suraj Sharma, un giovane all’inizio della sua carriera.